Un libro sulla colonna di Indicatore, voluta dal Granduca per indicare la strada

Restaurata da Tommaso Sensini che poi le ha dedicato un libro. Il simbolo di una comunità a cui ha dato anche il nome

Tommaso Sensini

Tommaso Sensini

Arezzo 6 marzo 2020 - E’  la colonna lorenese di Indicatore a dare  il nome a questa località aretina. Adesso un libro ne ripercorre la storia. Lo ha scritto Tommaso Sensini al termine del restauro della colonna indicatrice della starda verso Arezzo o verso il Valdarno, ben visibile vicino alla ferrovia, sulla strada provinciale. Era in forte stato di degrado e sono stati gli abitanti a volerla salvare, per loro un emblema, un simbolo identitario, che ha dato il nome sostituendo il toponimo Il Cerro.  “La colonna di Indicatore non è un oggetto isolato - spiega Tommaso Sestini che ha eseguito il restauro e scritto il libro pubblicato anche con il contribuito del Centro di aggregazione sociale e della Polisportiva di Indicatore e curaro dalla Scuola europea dei mestieri di Arezzo -  in Toscana ce ne sono altre diciotto, residue di un capillare sistema di orientamento voluto dal Corpo di Acque e Strade del Granducato che le progetta fra gli anni Trenta e Quaranta per essere collocate agli incroci. Solo in provincia di Arezzo dovevano essercene sedici, non si sa quante ne furono effettivamente collocate. Questi piedistalli, realizzati in pietra locale ed elementi di ghisa forniti dalle fonderie statali di Follonica, avevano targhe che indicavano la direzione. Quella di Indicatore conduceva verso Arezzo e verso la Valdichiana, all’incrocio  tra la Strada Regia da Firenze per Arezzo, oggi SR 69 o via Fiorentina, e la Traversa Regia, oggi SP 21 o di Pescaiola”. 

Altri indicatori sono anche a Montalto, Olmo, Camucia e quelli che indicano Arezzo sono a Pontassieve, Arbia, al Grillo di Castelnuovo Berardenga. L'intervento sulla colonna di Indicatore, progettato e finanziato dalla Provincia di Arezzo è stato portato a termine da Studio Tre di Tiziana Conti e Tommaso Sensini sotto la sorveglianza della Soprintendenza di Siena Grosseto Arezzo. “Oltre al lavoro fatto sul pilastro di Indicatore, per noi un vero e proprio monumento  - spiega Sensini - abbiamo studiato le lapidi e le fusioni con una approfondita ricerca in archivi storici e sul web. Abbiamo trovato la delibera per la collocazione dei piedistalli aretini con tanto di “capitolato” sulla loro realizzazione, costi e disegno originale. La ricerca sulla cartografia storica ha consentito di ripercorrere l'evoluzione viaria intorno alla località. Le immagini d'epoca hanno permesso di capire come è cambiato il  modo di viaggiare”.