ROSSELLA CONTE
Cronaca

Turisti americani a Firenze, è dietrofront: “Prenotazioni a picco, uno su tre ora rinuncia”

La città paga il conto delle turbolenze internazionali. I timori degli albergatori. “I visitatori statunitensi sono molto sensibili, tanti hanno iniziato a cancellarsi”

Firenze, turisti sulla scalinata del piazzale Michelangelo per osservare il tramonto (Foto Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, turisti sulla scalinata del piazzale Michelangelo per osservare il tramonto (Foto Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 25 giugno 2025 - Firenze paga il conto di una stagione internazionale turbolenta. Dopo mesi di crescita costante, il turismo statunitense mostra segni di cedimento, con prenotazioni che si fermano, disdette che aumentano e una generale incertezza che pesa sull’intero comparto alberghiero. A preoccupare è il blocco del flusso americano, che tradizionalmente rappresenta una delle voci più forti della domanda estera in città, sia in termini numerici che di capacità di spesa. Già a maggio si erano registrati i primi segnali di tensione, ma il mese si era comunque chiuso con risultati positivi. Poi è arrivato giugno e, dopo una prima settimana discreta, il sistema si è improvvisamente rallentato. Le presenze statunitensi sono quelle prenotate mesi fa. Il resto si è arenato, bloccato da un contesto internazionale instabile che ha generato incertezza e timori.

“La situazione internazionale – osserva Francesco Bechi, presidente di Federalberghi Confcommercio Firenze – non aiuta certo a prenotare viaggi. Maggio è andato bene, ma da giugno si è registrata una frenata. E anche luglio parte a rilento. Il conflitto tra Stati Uniti e Iran desta molte preoccupazioni e ha avuto un impatto immediato: dopo i primi giorni del mese, le prenotazioni sono diminuite drasticamente. Stanno arrivando solo i turisti che avevano confermato mesi fa”. Il settore alberghiero, dopo aver attraversato gli anni bui della pandemia e una faticosa ripartenza, si ritrova ora esposto a dinamiche geopolitiche su cui non ha alcun potere d’azione. “Il turismo – prosegue Bechi – è estremamente sensibile al tema della sicurezza. Le persone, davanti a scenari incerti, preferiscono rimandare il viaggio”. La preoccupazione si sposta ora sulla seconda parte dell’anno. Le prenotazioni per luglio, agosto e settembre al momento sono praticamente assenti.

“Gli americani sono molto sensibili a questo tipo di eventi – conferma Monica Rocchini, presidente di Assohotel Confesercenti Firenze – e da mesi assistiamo a una preoccupante tendenza. Appena sono usciti i primi titoli legati alla questione dei dazi, molti hanno iniziato a cancellare le vacanze. Poi è arrivata la crisi mediorientale, e le prenotazioni non sono più arrivate. Abbiamo avuto disdette a maggio e giugno, ma ora il vero problema è che non ci sono richieste per i mesi estivi. Il secondo semestre si prospetta molto più debole rispetto allo scorso anno. I numeri del 2024, che ci avevano fatto ben sperare, oggi ce li sogniamo”. Secondo le stime di Assohotel, il calo degli arrivi dagli Stati Uniti può sfiorare anche il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un crollo che riguarda sia i grandi hotel che le piccole strutture, dai B&B fino agli appartamenti per affitti brevi. Il turista americano, tradizionalmente, è tra i più affidabili: prenota con largo anticipo, soggiorna per periodi medio-lunghi, spende molto e dimostra interesse per musei, ristoranti, artigianato e cultura.

La sua assenza, dunque, ha un impatto che va ben oltre l’ambito ricettivo e colpisce l’intero indotto economico della città. Ad aggravare il quadro è l’impossibilità di fare previsioni. L’instabilità geopolitica frena la propensione al viaggio, e città d’arte come Firenze si ritrovano esposte a onde d’urto difficili da gestire.