Firenze, 7 maggio 2025 – Domanda da un milione di euro: nel 2025 Firenze può considerarsi città vivibile?
"Difficile dirlo. Da due anni vivo in Italia, eppure resta una domanda difficile da fare a una straniera residente – ammette la ricercatrice portoghese del Dipartimento di Economia dell’Istituto Universitario Europeo Mafalda Batalha –. Ho deciso consapevolmente di non vivere in centro storico, ma al Campo di Marte, perché lo trovo decisamente affollato. Il turismo è in grado di generare effetti positivi, attrarre investimenti, generare entrate per i Comuni. Ma ritengo sia piuttosto dura vivere nel centro storico di Firenze a causa della ‘congestione’ di turisti". Batalha è entrata nel vivo della sua ricerca, quanto mai attuale all’ombra del Cupolone: quanto l’overtourism abbia contribuito a cambiare faccia ai quartieri.
Ma perché Firenze come caso studio?
"Sappiamo che in città come Barcellona, Lisbona, ma soprattutto Firenze il turismo occupa una larga fetta ormai dell’economia. In questi anni abbiamo visto crescenti proteste di residenti per l’aumento vertiginoso del mercato degli affitti, lamentando una progressiva perdita di identità storico-folkloristica dei quartieri in cui sono cresciuti. Ma Firenze non scopre il turismo ieri, la sua vocazione storica è legata al terziario. Voli a prezzi abbordabili uniti all’espansione di piattaforme b&b hanno reso Firenze un caso studio sui generis. È una città relativamente piccola ma con un tasso di concentrazione turistica davvero elevata".
Quasi sottodimensionata, quindi, per i flussi che riceve ogni anno: che cosa ci dicono le mappe sulla densità dei b&b in città?
"Ho incrociato i dati dal portale pubblico InsideAirbnb, la Camera di Commercio ed il Comune di Firenze. Dal 2012 Airbnb si è registrata una crescita di residenze online da circa 150 a oltre 12mila, con la maggioranza composta da interi appartamenti (84%), oltre il 70% localizzati nel centro storico e solo una minoranza di stanze singole o condivise. È interessante analizzare come il mercato sia passato da praticamente zero a 12mila annunci in meno di 8 anni".
Come è cambiata la città?
"Ho strutturato la ricerca intorno a due principali cambiamenti dei quartieri: una trasformazione innescata dalle attività commerciali e una migrazione residenziale mappando i ‘pattern’ degli spostamenti in entrata e in uscita da Firenze. La prima aiuta a capire se gli affitti brevi hanno portato ad un aumento delle attività commerciali con focus rivolto ai turisti piuttosto che ai residenti. La seconda, invece, attiene all’esame di quanto la pressione turistica possa essere correlata ai cambi nei modelli di migrazione dei residenti dalle aree a forte impatto turistico verso l’hinterland. Quando guardo a Firenze, è evidente nelle aree ad alta densità di b&b la correlazione con attività commerciali come ristoranti, osterie, bar, pub e simili al posto dei negozietti come fruttivendoli, macellerie, drogherie di una volta che ogni giorno servono il fiorentino locale".
Si parla di ‘mangificio’ imperante a queste latitudini. Che bilancio possiamo fare?
"Dal 2009 a oggi abbiamo assistito a una proliferazione di attività nel settore ‘food&beverage’, per lo più ristoranti. Quindici anni fa Firenze ne totalizzava circa 3mila, nel 2024 siamo passati a oltre 4.200, giusto per rendere l’idea. Discorso diverso per bar, pub e negozi di souvenir: non hanno avuto un’espansione enorme come nel caso dei ristoranti. Questo mi porta a dire che erano già presenti, prima dell’ondata di turismo che Firenze ha registrato negli ultimi anni".
Capitolo della ‘migrazione dei residenti’: i fiorentini stanno davvero lasciando la città?
"Rilevo un trend. Ci sono sempre meno persone, italiane e straniere, disposte a trasferirsi in centro. Le motivazioni possono derivare anche dallo sviluppo importante che c’è stato negli ultimi anni del sistema tranviario e ferroviario che consente di vivere anche in provincia. Penso a Scandicci, Fiesole, Pontassieve, Sesto Fiorentino, o addirittura Prato".
Quindi com’è cambiato il tessuto, il contesto urbano intorno al centro storico?
"Tantissimo, attenzione all’effetto rimbalzo: il progressivo abbandono del centro storico genera un aumento significativo della pressione abitativa nelle aree limitrofe".
Come immagina la Firenze dei prossimi 10-15 anni?
"È una città piena di storia e di cultura che vive e sopravvive di turismo, ma pur sempre piccola. Spero che i Quartieri non perdano la loro autenticità tipicamente italiana per diventare il parco divertimento dei turisti. In fondo, il rischio che la città fronteggia è questo se non si riesce a trovare un bilanciamento migliore del costo della vita per i residenti".