"Conversazione su Tiresia" con Camilleri e il flauto di Fabbriciani su Rai Uno

Il celebre flautista aretino ha accompagnato Camilleri al teatro greco di Siracusa nel giugno dell'anno scorso. Un solo spettacolo diventato un film, un libro e ora un evento televisivo in prima serata martedì 5 marzo

Roberto Fabbriciani

Roberto Fabbriciani

Arezzo 4 marzo 2019 - Una telefonata inaspettata, soprattutto quando dall’altra parte c’è una voce inconfondibile come quella di Camilleri. E’ il 20 maggio e lo scrittore “padre” del commissario Montalbano chiama il flautista aretino Roberto Fabbriciani perché vuole debuttare come attore con lui e il suo flauto al teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 nella prima e unica messa in scena di “Conversazione su Tiresia”. Un evento  andato in scena con il tutto esaurito, diventato un film presentato in anteprima al cinema Eden di Arezzo a novembre, un libro pubblicato da Sellerio e che martedì 5 marzo sarà trasmesso su Rai Uno in prima serata.

“Poche prove e subito in scena - ricorda Fabbriciani raccontando la serata siciliana - buona la prima perché lì non puoi correggere, tornare indietro, rifare, davanti a quattromila persone, compreso Luca Zingaretti camuffato sotto un cappello con visiera. L’ho avvisato che avrei usato suoni innovativi, che avrei sperimentato, ma lui già sapeva e ha accettato”. “Non abbiamo provato molto perché con Fabbriciani ci siamo capiti subito e lo ringrazio per la sua eleganza” ha detto poi Camilleri in un’intervista”. Visto il successo di pubblico il viaggio nel mito di Tiresia arriva alla grande platea televisiva alla scoperta di questo indovino cieco, presente in tutta la storia della letteratura, citato da Omero, Sofocle, Seneca, Dante, Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, da Woody Allen che lo fa apparire nel film “La dea dell’amore”, da Pasolini nell’Edipo Re e anche dalla musica dei Genesis che con “The Cinema Show” accompagnano l’ingresso di Camilleri sul palcoscenico. La persona Camilleri diventa il personaggio Tiresia, anche lui cieco, si racconta in prima persona in continui salti nel tempo, dall’antico ieri all’oggi, si diverte e si danna di essere stato una donna per sette anni, e si proietta nel futuro, anzi nell’eternità, quando augura a sé e al pubblico di rivedersi fra cent’anni. Uno spettacolo dove la musica è coprotagonista, riempie gli spazi, respira con l’attore-scrittore, sottolinea le parole, crea la scenografia del racconto.

“Nel cinema ho lavorato con Rota e Morricone - ricorda Fabbriciani - ma a Siracusa era tutto registrato dal vivo, in diretta, senza incisioni o correzioni, un valore aggiunto e una serie di rischi che mi hanno regalato una grande emozione. Sì, perché la musica qui non è un tappeto o una colonna sonora, è concertante Non è un accompagnamento musicale, qui il suono rafforza la parola, la drammaturgia, dà potenza al messaggio. Poi la voce di Camilleri è grave, anche per il fumo, è profonda, ricca di armonici, è un flauto basso che ho studiato scientificamente come una partitura e ho cercato di rendere musicalmente. Non ho mai visto una ironia e una espressività così profonda, Camilleri riesce a spiegare il concetto più difficile con la massima semplicità, è un grandissimo comunicatore”. E infine Fabbriciani dà un consiglio:” E necessario rivederlo, anche se già visto al cinema, perché molti particolari sfuggono al primo ascolto”.