
Pietro Spirito
Livorno, 14 giugno 2025 - Il flusso dei profughi che dal 1946 fino agli anni Settanta ha raggiunto Trieste potrebbe essere un buon punto di riflessione quando si parla di immigrazione. La storia è davvero maestra, non conosce solo il breve periodo. A Medì, il convegno internazionale della Comunità di Sant'Egidio che ha riunito rappresentanti delle città del Mediterraneo, lo scrittore e saggista Pietro Spirito ha raccontato la vicenda che ha coinvolto 300 mila persone fuggite dalle terre cedute alla Jugoslavia nel dopoguerra e approdate a Trieste e, progressivamente, sempre più persone che scappavano, in quanto dissidenti, dai Paesi del blocco sovietico, fino ai boat people vietnamiti del 1979.
Spirito, rievocata la trasformazione di destinazione per profughi dell'ex lager di San Sabba, ha poi ricostruito la storia e le storie delle due aree utilizzate a questo scopo a Padriciano, quartiere di Trieste sull'altopiano carsico. Vicende che, prendendo a prestito il suo recente romanzo edito da Guanda, fanno dire non sempre 'E' notte sul confine', sui confini dove transitano esistenze da salvare e trame da cogliere.
Sono profondi gli effetti di Medì ed del suo ricordare che “Le città vogliono vivere” con giornalisti, scrittori, storici, architetti, antropologi, di ogni estrazione e credo, provenienti fra l’altro da Malta, Lampedusa, Genova, Odessa, Teheran, Beirut, Barcellona, Lattakya (Siria). "Insieme - spiega Spirito - abbiamo parlato di storia e storie di guerre di ieri e di oggi, di orrori e speranze, migranti e migrazioni di ogni tempo, culture e tradizioni, con l’idea di promuovere dialoghi e confronti oltre ogni barriera e lanciando anche un appello delle città del Mediterraneo per la pace e per un futuro di speranza”. Si potrebbe dire, prendendo a prestito il suo recente romanzo edito da Guanda, che non sempre 'E' notte sul confine'.