
La presentazione del libro di Mimmo Sammartino
Firenze, 23 luglio 2025 - Un “tour” con l'asinella Regina, la chitarra per musicarne e cantarci insieme la vicenda, tanta voglia di dire no alla guerra, di non restare spettatori. Tra Firenze, Bivigliano, Pescia e paesi del senese, lo scrittore Mimmo Sammartino ha presentato ‘Nostra Regina dei burroni e delle mosche’, edito da Exorma, con le illustrazioni di Virgilio Cinque, sulle tracce di una giumenta che, più sensibile degli esseri umani anche alle loro sofferenze, si sposta sulle trincee della prima guerra mondiale prima portando in groppa i rifornimenti per la sussistenza e poi finendo imprigionata per diserzione quando si rifiuta di portare le armi perchè nel volto di un “nemico” giovanissimo e sfigurato dall'oltraggio della violenza riconosce l'uomo che è in tutti. Ha un suo rosario Regina: “Nel quarto mistero doloroso di canto ferino / si contempla Nostra Regina /che conosce il prezzo oltraggioso / dell’odio della guerra e la frontiera / è insulto malcelato da bandiera”. Anche lei in qualche modo sarà tra coloro che di fronte alla carneficina della battaglia di Gorizia (4-17 agosto 1916), con centomila morti tra italiani e austriaci, intonerà un canto di protesta che verrà subito censurato e che Sammartino ha ricostruito, con la consulenza di Anna Longoni, più di cento anni dopo. “L'asina è un obiettore di coscienza – ha osservato il giornalista Marcello Mancini nell'accompagnare la presentazione del libro presso il circolo Arci di Bivigliano – In ogni guerra alla fine ci si domanda: chi ha vinto davvero? Per don Milani nessuna guerra è giusta. Sammartino pone in fondo una domanda che dovrebbe nascere dalla nostra storia e che non ci facciamo: non ci ha insegnato nulla la Prima guerra mondiale?”. C'è un'assenza di memoria che priva di slancio e di iniziativa per cercare soluzioni alle guerre del presente, fosse pure in presenza di reazioni giustificabili. Mancini pensa a un'immagine che si porta dentro: quella di due tombe nel cimitero militare di Loreto, l'una con la stella di Davide e l'altra di un musulmano. La sensazioni è che le guerre del presente “non finiscono più”, non hanno termine. Regina sta lì, anche a ricordare che gli asini sono le cavalcatura dei re in tempo di pace.
Memoria, ricordo. Nicola Coccia, anche lui cronista e scrittore, ha raccontato, in Palazzo Medici Riccardi, su invito della Metrocittà, del museo della Prima guerra mondiale di Stigliano in Basilicata, la regione di Sammartino: lo ha realizzato un imbianchino, Rocco De Rosa, che dovendo sgomberare una casa ha trovato documenti sulla grande guerra e li ha custoditi, coltivando su di essi una ricerca. 7435 i morti lucani nel conflitto del 15-18. In collegamento dalla Serbia, dov'era in corso un convegno di americanisti provenienti da diverse parti del mondo, è intervenuto anche lo studioso e poeta messicano Carlos Higuera: “Ci confrontiamo sull'importanza del dialogo tra le culture e sull'importanza di imparare a convivere. La guerra è la grande malattia dell'umanità . Oggi ci convoca il libro di Mimmo Samartino, con questa vicenda un po' dimenticata di Gorizia, che parla di questo personaggio a cui viene chiesto di portare fucili e altre armi ma si rifiuta, soffrendo flagelli, venendo arrestata come colpevole di diserzione. Regina ci pone una domanda: è colpevole chi si rifiuta di fare quel che viene considerato necessario da alcuni, dicendo di no per salvaguardare invece l'umanità? Siamo un po' invitati a domandarci cosa significa oggi sperare”.