
Maurizio Caruso
Piombino (Livorno), 24 luglio 2025 - Parlando dell'arte di Maurizio Caruso qualcuno (Andrea Baldocchi) si è espresso nei termini di “sinfonia cromatica”. La definizione è appropriata e chi ha ammirato nei giorni scorsi la sua mostra 'Donne e uomini. Eredità e ispirazione' nel Palazzo Appiani, in occasione del Festival 'Piombino in arte', ha potuto verificarlo, averne prova. Stelle attraversate da pesci come il firmamento fosse un mano, nel giorno della creazione. Si contemplano sulla tela le cattedrali del futuro e il mistero della croce di chi ha creato il mondo, che sembra domandarsi, di fronte a tanta armonia, quale sarà il suo destino. Stelle con i portici, comete, il mare, gli acrilici sulle migrazioni e sull'Africa e sulle “sacre famiglie” che vanno incontro alla prova della fame e della partenza, curiosi bestiari, rendono conto di una ricerca umanistica di Caruso che si affianca ai suoi “totem” e "surrealtotem" degli artisti, teologi, scrittori e intellettuali, soprattutto degli ultimi due secoli, che hanno influenzato la visione del mondo, da Florenskij a Pasolini a Caproni ed Etty Hillesum, passando per Marina Cvetaeva. Di fronte al “franoso disordine” che si evidenzia sempre più come frutto di un progetto amaro, Caruso – ha notato acutamente Luca Nannipieri – offre e rinnova “quella fame particolare che hanno gli umani, quella fame strana e scandalosa, non monetizzabile né smerciabile, che è la fame di bellezza”.