Banane e Piedone, le sculture degli orrori

Tante le opere additate come brutte, criticate e perfino rimosse. Come la statua di Bud Spencer: respinta a Livorno, adottata da Napoli

La statua di Bud Spencer

La statua di Bud Spencer

Firenze, 15 ottobre 2021 - Anche una testata - non giornalistica, ma l’incornata inferta da Zidane al petto di Materazzi durante la finale del Mondiale di calcio 2006 - ha il suo monumento. Esposto nell’estate del 2013 non in un luogo qualunque, ma nel cuore duecentesco di Pietrasanta, città versiliana che con la scultura ha ben più che dimestichezza, vantando tra le sue viuzze opere di maestri come Cascella e Botero. Lo scultore colombiano, famoso per le figure tondeggianti, proprio nella Piccola Atene ha deciso di aprire il suo studio italiano.

Il bronzo dell’algerino Abdel Abdessemed, alto 5 metri, era arrivato in Toscana da un’altra location di elezione, lo spazio antistante il Centre Pompidou di Parigi. Ed è ancora nella Ville Lumière - dove non accenna a placarsi la polemica sull’Arc de triomphe, “Wrapped“, omaggio alla celebre coppia di artisti recentemente scomparsi Christo e Jeanne-Claude - che un’altra scultura sta scatenando le ire di critici e ambientalisti.

Un singolare obelisco dedicato a Johnny Hallyday. L’icona del rock francese, centauro dichiarato scomparso nel dicembre 2017, è stato omaggiato nella sua città con una statua molto particolare: una vera Harley-Davidson, a lui appartenuta, trasformata in una scultura alta 6 metri dall’artista francese Bertrand Lavier, che ha intitolato l’opera “Quelque chose de...“, proprio come uno dei brani più celebri di Johnny.

Inaugurata lo scorso 14 settembre di fronte all’AccorHotels Arena di Parigi da Laeticia Hallyday - vedova di Johnny - l’installazione è stata derisa sui social e definita da parte del Consiglio parigino (che non ha comunque convalidato il progetto) “una schifezza“, “ridicola“ e “orribile“. Nei giorni scorsi a Sapri (Salerno) è esplosa la guerra della “Spigolatrice“, sì proprio quella cantata da Luigi Mercantini per ricordare l’impresa fallita dai trecento di Carlo Pisacane, definita “troppo sexy“.

Firenze non fa certo eccezione. Dopo la polemica su “Big Clay“, la scultura in metallo dell’artista svizzero Urs Fischer (settembre 2017), in piazza della Signoria è tansitato l“Abete“ (Spelacchio) di Giuseppe Penone, che ha recentemente ceduto il passo al “Leone“ di Francesco Vezzoli.

Lasciando agli addetti ai lavori ogni giudizio artistico, la querelle suggerisce un mini-tour fra i monumenti che si sono meritati l’etichetta di “più brutti“, opere sparse per il globo, dedicate a personaggi noti e non.

Restando in ambito italico, è stata rimossa recentemente dal lungomare di Livorno il ritratto in vetroresina che il carrista di Viareggio Fabrizio Galli ha dedicato a Bud Spencer: rifiutata dalla città toscana, per la colorata scultura è arrivata una richiesta di adozione da parte di Napoli, città natale di Carlo Pedersoli, l’amatissimo “Piedone“ scomparso nel giugno del 2016.

Il tributo all’attore - che sulla costa labronica ha girato “Bomber“ nel 1982 - era finito al centro delle polemiche per divergenze di vedute tra due amministrazioni che si sono avvicendate alla guida della città.

Dal mare alla Capitale: la scultura realizzata da Oliviero Rainaldi in omaggio a Papa Wojtyla e innalzata in piazza dei Cinquecento a Roma,nel 2011, troneggia nell’elenco dei dieci monumenti più brutti del mondo, almeno secondo i canoni estetici della Cnn americana, che ha stilato una classifica dal titolo “The world’s ugliest monuments“.

Secondo Iain Aitch - che ha stilato l’elenco degli orrori - l’opera somiglia a un busto del Duce. La replica dell’artista? "Persino Michelangelo fu criticato quando dipinse la Cappella Sistina".

Nel Regno Unito, una menzione se l’è guadagnata il tributo allo scrittore irlandese Oscar Wilde, rivisitazione che ha fatto arrabbiare molti londinesi: “A conversation with Oscar Wilde“, inaugurata nel 1998 all’angolo di una panchina pubblica, ritrae l’autore del Ritratto di Dorian Gray trasformandolo in un essere inquietante.

Concludendo il tour là da dove eravamo partiti, la monumentale “Blue Banana“ di Giuseppe Veneziano, simbolo dell’estate artistica pop di Pietrasanta, ha lasciato piazza Duomo, con risultati eclatanti: la mostra è stata vista da quasi 40 mila persone.

Oltre a fare il verso alla banana di Cattelan, il frutto richiamava la celeberrima icona di Andy Warhol sulla copertina dell’album di Velvet Underground & Nico. Amata e odiata, l’opera di Veneziano ha letteralmente invaso i social guadagnandosi un primato: quello di opera d’arte più ambita dai forzati dei selfie.