
Firenze, estate, turisti in centro (Giuseppe Cabras/New Press Photo)
Firenze, 2 agosto 2025 – Crescono i turisti, ma calano le spese. Firenze si ritrova a fare i conti con un paradosso sempre più evidente: i tavolini dei locali sono pieni, ma gli scontrini sempre più leggeri. Un calo che molti ristoratori attribuiscono a una trasformazione della domanda turistica: oggi ci sono più visitatori ma sono meno disposti a spendere. Eppure, secondo Federconsumatori Toscana, il problema sta a monte: i prezzi sono semplicemente diventati insostenibili, anche per chi viaggia. “Non è vero che i turisti non vogliono più mangiare fuori, semplicemente non se lo possono permettere – spiega Laura Grandi, presidente regionale dell’associazione –. Gli stipendi sono fermi, le pensioni ancora di più, e mangiare una pizza può costare 16 euro o di più. Non stupiamoci se poi si sceglie di dividere un piatto in due o bere solo acqua del rubinetto”.
Secondo i dati Istat elaborati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a marzo 2023 una pizza con coperto a Firenze costava in media 12 euro; oggi 16 o anche di più. Un incremento del 33% in poco più di due anni. Aumenti che riguardano tutto il comparto della ristorazione: nel 2025 un pasto completo al ristorante costa il 10% in più rispetto all’anno scorso. Anche bar, pasticcerie e gelaterie hanno ritoccato i listini: una granita piccola può arrivare a 4 euro, un cono due gusti a 5 o 6 euro, un cappuccino con cornetto non meno di 3,50, secondo le rilevazioni dell’associazione.
“Riceviamo ogni giorno segnalazioni dai consumatori – continua Grandi –. In tanti ci dicono che hanno rinunciato non solo alle vacanze, ma anche alle cene fuori. In base a un nostro monitoraggio, su un campione di 147 cittadini, oltre il 55% dichiara che durante l’estate eviterà anche il ristorante. Il conto minimo? Difficile spendere meno di 35 euro a persona, anche senza un menù completo”.
Il paradosso, dunque, non è solo visivo – con i locali affollati ma i registratori di cassa poco attivi – ma anche strutturale. “Ci sono ristoranti che si lamentano perché i clienti non ci sono più, o perché spendono meno – osserva ancora Grandi – ma se aumenti tutto, e i redditi restano fermi, è inevitabile che le persone rinuncino. È una legge economica di base, non una colpa del turista”.
Anche le scelte alimentari incidono sul portafoglio: chi segue una dieta vegetariana o vegana a Firenze spende in media il 10% in più rispetto a chi consuma carne. “Un primo piatto vegano può arrivare a 18 euro, un secondo oltre i 20 – sottolinea di nuovo Grandi –. E se ti viene sete passeggiando in centro, una bottiglietta d’acqua da mezzo litro costa ormai tra i 2 e i 3 euro”.
Il tema, in fondo, è lo stesso che coinvolge anche i residenti: “Sempre più fiorentini evitano di fare colazione fuori casa, rinunciano al gelato, scelgono di non sedersi più ai tavolini – dice la presidente –. Non è cambiata la mentalità, sono cambiate le condizioni. Spendere per stare fuori, al ristorante ma anche al bar, è diventato un lusso che molti non possono più permettersi”.
In questo scenario, l’idea che il turismo “mordi e fuggi” sia solo una scelta culturale rischia di essere fuorviante. “Ci si lamenta dei turisti low cost, ma bisognerebbe prima chiedersi se il problema non siano i prezzi – conclude Grandi –. La desertificazione del centro storico e la crisi dei consumi vanno di pari passo”.