
"Presidenza inconferibile": respinta la richiesta di sospensiva di Toscana Energia. Il prossimo passaggio è la nomina di un garante della trasparenza in azienda.
di Francesco Ingardia
Una narrazione estesa che racconta una storia complessa, con personaggi ricorrenti con un arco narrativo che si sviluppa su più capitoli. Alla definizione di saga va aggiunto un nome e un cognome: Fabio Giorgetti (nella foto in alto). Ebbene sì, c’è una nuova puntata. Il Tar del Lazio, con ordinanza pubblicata il 1° agosto, ha rigettato il ricorso avanzato da Toscana Energia che chiedeva con istanza cautelare la sospensione degli effetti della delibera Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) del 18 giugno, che dichiara inconferibile l’incarico di presidente del cda della società del gruppo Italgas affidato a Giorgetti nel settembre 2024, quando ancora sedeva tra i banchi del Pd in consiglio comunale. In attesa della sentenza di merito del tribunale amministrativo, a Toscana Energia altro non è rimasto che fare appello dinanzi al Consiglio di Stato sul no alla sospensiva.
E adesso che succede? Che ne sarà nel frattempo del ruolo di Fabio Giorgetti? E che ne sarà dell’operatività di una società che distribuisce 892 milioni di metri cubi di gas naturale in Toscana lungo una rete di 8mila chilometri di condotte per raggiungere 101 Comuni? Giorgetti per adesso rimane in carica come presidente di Toscana Energia, delegando, precauzionalmente in autotutela, alla vice Giulia Pippucci e all’amministratore delegato Bruno Burigana la firma di atti e contratti rientranti nell’ordinaria amministrazione.
Ma, entro Ferragosto, il cda dovrà cominciare a recepire i rilievi effettuati dall’Anac nell’adempimento dei poteri ispettivi che la legge gli affida. Partendo da che cosa? Dalla nomina dell’Rpct, ovvero il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. L’Rpct appurerà, prima di dare riscontro ad Anac, la natura della posizione di Giorgetti.
A quel punto ci saranno due possibilità: l’archiviazione del procedimento visto che l’inconferibilità appurata da Anac poggia su una normativa (l’articolo 7 comma 2 del decreto legislativo 39 del 2013) abrogata dal governo Meloni nel febbraio ’25, oppure l’annullamento del contratto da 80mila euro l’anno in mano a Giorgetti, lasciando spalancata la porta della rielezione, essendo venuti meno nel frattempo vincoli di legge contrari.
Rocciosa appare la memoria difensiva del tandem Giorgetti-Toscana Energia. Sia per l’abrogazione di quel comma dell’articolo 7 della legge Severino, sia per "l’insussistenza di un controllo pubblico locale" a seguito della modifica statutaria entrata in vigore dal 2019. Anzi, dicono da ambienti di Toscana Energia, "la formula societaria è mista pubblico privata", con Italgas che detiene oggi il 50,66% del capitale sociale, domani oltre il 70% giunta in porto l’opzione di acquisto di un ulteriore 20% esercitata lo scorso 15 gennaio e risalente al dicembre ’22. Neppure, per loro, sussisterebbe un tipo di controllo ’indiretto’ garantito da una società in house, come protrebbe essere Alia Multiutility in forza del 20,60% di quote detenute. Né tantomeno alcuna forma di danno erariale proprio per la trazione privatistica della società.
Anac dice altro. Intanto la Severino era ancora applicabile nel settembre ’24 quando fu nominato alla presidenza di Toscana Energia.
Ma soprattutto l’Authority nella sua delibera "qualifica" la società del gruppo Italgas come "un ente di diritto privato in controllo pubblico locale, cioè da una serie di Comuni tra i quali quelli di Firenze aventi popolazione superiore ai 15mila abitanti. E quindi? La Severino resta in piedi: "A coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della provincia o del comune (...) non possono essere conferiti incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di una provincia o di un comune con popolazione superiore a 15mila abitanti".