ROSSELLA CONTE
Cronaca

Mazzanti (Antico Vinaio): "Tanti turisti non spendono per evitare trappole. Ma chi arriva con il Rolex vuole sicurezza”

Tommaso Mazzanti e l’era del turismo ’povero’ a Firenze: “Clientela low cost? Non vuol dire sia cafona. Siamo sicuri che chi critica non abbia parenti o amici che lavorano nel turismo? È un indotto pazzesco, crea migliaia di posti di lavoro”

Tommaso Mazzanti titolare dell'Antico Vinaio (Marco Mori /New Press Photo)

Tommaso Mazzanti titolare dell'Antico Vinaio (Marco Mori /New Press Photo)

Firenze, 3 agosto 2025 – Con una schiacciata ha creato un piccolo impero. Tommaso Mazzanti, fiorentino da generazioni, anima dell’Antico Vinaio, oggi gestisce punti vendita in tutto il mondo. Ma il cuore resta in via dei Neri, dove ogni giorno si formano code lunghissime. “Firenze deve essere di tutti”, dice Mazzanti rispondendo a chi parla di “turismo povero”.

Turisti che mangiano la focaccia per strada (pressPhoto)
Turisti che mangiano la focaccia per strada (pressPhoto)

Partiamo da qui: c’è chi parla di ‘turismo cafone’ e chi, come lei, ha fatto del turismo low cost un modello di business globale. Che ne pensa?

Low cost e cafone non vanno di pari passo. Il low cost può essere qualunque cosa: anche un turismo culturale che visita i musei ma magari preferisce dormire in un B&B invece che in un hotel a cinque stelle. Penso ai diciottenni che vengono con la paghetta dei genitori e si regalano il primo viaggio nella città dell’amore. Per me il turismo cafone è la maleducazione, e quella non si misura da quanto spendi. Ci sono persone che guadagnano meno di mille euro al mese e hanno rispetto per la città, e milionari che invece si comportano male. Il turismo cafone non è una questione di conto in banca”.

Secondo alcuni commercianti, Firenze è invasa da turisti che “non spendono”. Ma da Antico Vinaio si vedono code a ogni ora.

“Serve sincerità. Un prodotto vero, che racconti la città e la sua storia, viene riconosciuto. Se tanti non spendono è perché sono diffidenti, magari temono la trappola per turisti. Ma Firenze ha tantissime realtà che lavorano bene e sono apprezzate sia da turisti che da fiorentini. Noi a Firenze abbiamo otto negozi e un fatturato che supera i 25 milioni di euro. È ovvio che non sono solo i turisti, ma anche i fiorentini e i toscani. E poi chi viene da noi, spesso dopo va anche a comprare una borsa, un portafoglio in pelle, un vestito”.

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C’è chi dice che il turismo a basso costo svaluta il centro storico. Che ne pensa?

“Non sono d’accordo. Noi stiamo facendo investimenti milionari, cercando nuove location. Non svalutiamo niente: anzi, in alcune zone dove apriamo, gli immobili a uso commerciale aumentano di valore. Il nostro giro di persone è incredibile. E tutto questo valorizza anche il centro storico, lo rende vivo”.

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Se potesse parlare a chi oggi critica il turismo di massa, cosa direbbe?

“Che il turismo è una ricchezza. Siamo sicuri che chi critica non abbia parenti o amici che lavorano nel turismo? È un indotto pazzesco, crea migliaia di posti di lavoro, direttamente e indirettamente. Certo, va gestito: bisogna creare servizi, organizzazione, sicurezza. Per attrarre un turismo di fascia alta serve una città in grado di offrire comfort. Chi arriva con il Rolex vuole poter camminare in centro senza temere furti”.

All'Antico vinaio schiacciata fiorentina
All'Antico vinaio non mancano le file quotidiane dei turisti per una schiacciata fiorentina. L'idea della schiacciata, ripiena, è stata vicente e ora ci sono negozi anche a New York e Los Angeles

Firenze è solo una cartolina per turisti o può essere ancora autentica?

“Firenze è viva e autentica, ma deve saper gestire i flussi. Il centro è cambiato, ma non da oggi: basti pensare al periodo del Covid, era deserto. Io ho tre figli piccoli e per me e mia moglie sarebbe difficile abitare in centro, con le strade strette e i passeggini. Ma serve equilibrio tra turisti e fiorentini. I turisti devono lasciare qualcosa alla città, ma la città deve accoglierli offrendo servizi all’altezza. Perché oggi chi spende, vuole un prodotto vero. I turisti non sono polli da spennare”.