ROSSELLA CONTE
Cronaca

Turismo povero, a tavola pane e insalata. Le trattorie storiche: “Sette clienti a cena, in tutto 63 euro”

Non solo i ristoranti vip, anche gli storici locali lamentano cambiamenti: “Oggi chi viaggia guarda molto di più ai prezzi”

Gli storici ristoratori fiorentini: da sinistra in alto: Fiorenzo Smalzi, Alessandro Gozzi, Luigi Papa, Paolo Zoppi, Riccardo Bartoloni, Gennaro Fabbrocini

Gli storici ristoratori fiorentini: da sinistra in alto: Fiorenzo Smalzi, Alessandro Gozzi, Luigi Papa, Paolo Zoppi, Riccardo Bartoloni, Gennaro Fabbrocini

Firenze, 1 agosto 2025 – Eccoli lì, tavolini affollati in piazza Duomo, spritz in mano, patatine nel cestino e poco altro. Il turismo a Firenze non è mai stato così povero.

Dopo le voci dei gioiellieri del Ponte Vecchio e dei ristoratori più eleganti del centro, parlano ora le trattorie storiche, quelle che da sempre accolgono un turismo più “alla buona” e popolare.

“Vedo turisti che dividono i piatti e chiedono acqua del rubinetto. A volte fanno la scarpetta col pane ordinando solo un’insalata”. Alessandro Gozzi, della trattoria Gozzi in piazza San Lorenzo, non usa mezzi termini. La sua cucina toscana è ancora molto richiesta, ma la spesa media è leggermente più bassa.

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“È cambiata la mentalità – spiega – oggi chi viaggia guarda molto ai prezzi”.

Lo stesso scenario lo descrive Luigi Papa, titolare dell’osteria Garbo in via Faenza: “A giugno abbiamo registrato un meno 18% sugli incassi rispetto all’anno scorso. È stato il peggior mese da quando ho aperto nel 2012, il mese peggiore dopo quello del Covid. Le bottiglie restano in vetrina, ordinano calici o acqua. Le persone girano, ma non si fermano”.

Da Pinocchio, in piazza del Mercato Centrale, il racconto è simile. “Tanti spritz e cesti di patatine, ma niente vino e piatti condivisi” osserva Paolo Zoppi, che accoglie turisti da tutta Europa. “Non c’è la voglia di vivere un’esperienza gastronomica. Arrivano, ordinano poco, si alzano in fretta”. Eppure i tavoli sono pieni.

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A colpo d’occhio sembra tutto normale. Ma a ben guardare, Firenze si sta trasformando in una città da turismo mordi e fuggi, senza sostanza, come sottolinea Gennaro Fabbrocini del ristorante La Madia di via del Giglio: “Il problema non è solo economico, è culturale. Manca la volontà di conoscere, di assaggiare davvero la cucina toscana. Serve migliorare l’accoglienza, certo, ma anche selezionare i flussi: non basta riempire le strade, bisogna capire chi ci viene e perché”.

Riccardo Bartoloni, della trattoria Antellesi, porta un esempio concreto: “L’altro giorno – ci racconta – un gruppo di sette turisti indiani ha speso 63 euro in tutto, calici e qualche piatto. È turismo da voli low cost e bed and breakfast, non è il turismo di una volta”.

E allora? È davvero tutta colpa dei turisti? Fiorenzo Smalzi, titolare di Smalzi Café, riflette con equilibrio:  “Da 40 anni sono qui. I cicli ci sono sempre stati. Dopo la pandemia c’è stata una forte crescita, ora il calo. Ma l’inflazione ha svuotato le tasche, anche dei turisti. E quando i prezzi salgono troppo, il mercato reagisce: la gente si ferma”. “È un meccanismo che si autoregola, ma resta il problema – conclude Fiorenzo Smalzi – se i margini si abbassano troppo, non si va avanti”.

Il paradosso a questo punto è evidente: Firenze è ancora piena di gente ma le sue attività storiche rischiano di svuotarsi sempre di più.