
Lontano dalla voglia di selfie, era un’estate piena di divertimento insieme tra canto, giochi, cocomerate e amori fiabeschi
Viareggio, 27 agosto 2025 – Ondate di calore da sauna tropicale e rovesci improvvisi da dramma d’autunno: le nostre spiagge, un tempo regno di villeggiatura ritmata, si ritrovano oggi deserte, segnate da un calo delle presenze fino al 20–30% rispetto allo scorso anno, tra famiglie che rinunciano e “mordi e fuggi” più affezionati al weekend che al rito dell’intera stagione.
Ecco che il caro-ombrelloni, il caro-spiaggia—non creature proprie, ma sintomi di un caro-vivere—spinge sempre più italiani verso la montagna, con un vero boom del turismo: le presenze aumentano e gli affari lievitano. Nel frattempo, aumenta il turismo rurale e open-air: agriturismi, glamping, borghi—terre di lentezza, enogastronomia e natura—che diventano rifugio e nuova vocazione per chi cerca vacanze autentiche, meno schermate dal cemento e più contaminate dal vento e dagli ulivi.
E mentre il mare si svuota soprattutto di riti di un tempo, la montagna si riempie. Così, dove svanisce l’abitudine del pareo, del piedi puliti e del caffè al bar con grazia, emerge una rivincita del gesto gentile, del socializzare, del rispetto. Ma com’era davvero una spiaggia vissuta, lontano dalla voglia di selfie, ma piena di divertimento insieme tra canto, giochi, cocomerate e amori fiabeschi. Nessuno racconta quel mondo con più fascino di Rodolfo “Foffo” Martinelli, anima vecchia-guardia del Bagno Aurora. E lui sa che il mare resta invincibile. Ma sono i modi che cambiano.
"E’ sparita la voglia di socialità”
È nato e cresciuto sulla spiaggia viareggina, tra estati da bagnino e conquiste amorose. Ha costruito la propria vita in quello stabilimento ultra centenario, il Bagno Aurora, nato nel 1920 dalla medaglia d’oro Dante Martinelli, e portato avanti, nel tempo e nella storia, dalla famiglia e da lui, Rodolfo “Foffo” Martinelli, storico balneare viareggino, che, in quella casa, dove si è accolti dalla statua di Burlamacco, tuttora vive aiutando il figlio Niccolò nella gestione. E dove, negli anni, ha visto passare, tra gli altri, Stefania Sandrelli, Delia Scala e Walter Chiari. Così come le mode e i modi di vivere, e pensare, la spiaggia.
“Foffo”, com’era, una volta, la vita sul mare viareggino?
"Ho 78 anni e 40 di esperienza da bagnino sul mare, e ho visto e vissuto, sulla spiaggia, gli anni ’60 e ’70. Al bagno Aurora sono cresciute Stefania Sandrelli e Gianna Nannini, Delia Scala è stata cliente per 25 anni e capitavano Walter Chiari, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello: era un mondo diverso, così come diversa era la vita".
Com’era?
"Era fatta di falò, chitarre e canzoni di Battisti. Ricordo, inoltre, che due o tre volte a settimana pescavano e, tutti insieme, preparavamo fritture di pesce, insieme a chi portava pane e chi prosciutto. C’era la voglia di scoperta, piano piano, senza fretta, anche con le ragazze: dalle passeggiate sul mare alla mano sulla spalla, fino alle dichiarazioni d’amore per la vita".
Com’era una giornata tipo?
"Ci inventavamo di tutto, come le “cocomerate” e i giochi olimpici: dal salto allo sputo col cocomero, dalle piste e dai premi automobilistici con le biglie alle gare di castelli, pallavolo e bocce".
Ora cos’è cambiato?
"È diventato un modo anonimo di vivere la spiaggia, che si svolge prettamente nei ristoranti perché alcuni stabilimenti ormai hanno solo quelli con annesso lo spogliatoio. E tutti quei riti, dalle cocomerate ai giochi per i bambini, sono morti: non c’è più socializzazione. Trovo i ragazzi seduti sugli scalini ipnotizzati dai telefonini, senza più comunicazione e voglia di divertirsi. Ed è cambiato anche il modo di frequentare la spiaggia: una volta gli stagionali arrivavano a maggio e andavano via a ottobre, ora vengono due o tre giorni, poi si spostano verso l’Argentario o l’Isola d’Elba".
Quali sono i motivi di queste “nuove” scelte?
"Il cambiamento è condizionato dal costo della vita, elemento che scaricano sui balneari, mentre dall’altra parte ci sono grosse organizzazioni che cercano di acquistare a blocchi le spiagge per rivenderle a grandi società internazionali. E questo influisce sul turismo, perché esula dal modello della familiarità che, nel mio bagno, abbiamo avuto per 105 anni, con la tradizione di quattro generazioni e famiglie affezionate che continuano a venire".
Quella delle famiglie, allora, è una tradizione dura a morire.
"Sì, ma come se ne vanno gli anziani, i giovani scelgono altre mete".
E questo a cosa è dovuto?
"Molti vorrebbero lo stesso livello di lusso che sta avanzando negli stabilimenti balneari di alto livello, anche in quelli medi e di caratura “normale”, mentre prima che spuntassero le famiglie nobili e i posti elitari c’era un livellamento, comune, condiviso da tutti".
E, di quel periodo, invece, qual è il suo ricordo più bello?
"Ciò che era veramente bello era l’atmosfera coinvolgente, il conoscersi, il socializzare, gli sguardi, gli amori struggenti al suono di “Una rotonda sul mare”. Ho vissuto il meglio e me lo tengo stretto".