
Viareggio, la spiaggia invasa da bagnanti (Foto d'archivio Umicini)
Viareggio, 8 agosto 2025 – Prima non si andava al mare in ferie. Si faceva la villeggiatura. E la Toscana è stata la meta agognata sin dalla fine dell’Ottocento per non parlare del Novecento quando, ad esempio, in Versilia sono arrivate tutte le famiglie che contavano a partire dagli Agnelli. Molto virtuoso l’esempio di Castiglioncello altra perla del Tirreno. Qui il barone Fausto Lazzaro Patrone vuole coronare il sogno irrealizzato per Diego Martelli: fare del promontorio una nuova Portofino.
Per questo sarà autore di un’azione ‘promozionale’ clamorosa per fare in modo che i personaggi più in vista dell’epoca - siamo a fine Ottocento - si avvicino o possibilmente restino a Castiglioncello. Cosa offrire per attirarli se non il terreno dove si può costruire nelle posizioni migliori. Nasce la Castiglioncello dei grandi nomi che sarà la patria del cinema.

Ma torniamo a tempi più vicini. Come era prima la villeggiatura? Negli anni del boom economico tutti cercavano il relax e i tempi dedicati alla ferie potevano essere più lunghi. Se non c’era l’utilitaria, che tutti cercavano di avere, si partiva in treno carichi di bagagli. Perché la vacanza per una famiglia quando durava tre settimane era breve.
Per quasi tutti c’era un mese di stacco. In giugno dalla Versilia a Capalbio arrivavano i bambini con la mamma e i nonni. Il papà, sempre impegnato al lavoro, c’era per i fine settimana. In luglio cominciava il lungo esodo. E il primo giorno del mese, soprattutto dalle stazioni ferroviarie, si muovevano serpentoni di gente che, bagagli alla mano, raggiungevano la casa delle vacanze. A Viareggio c’era l’usanza che i proprietari della casa per i tre mesi del solleone mettevano la casa in affitto e si ritiravano con la famiglia per quel periodo in fondo all’orto dove era stata edificata più o meno abusivamente la casa che veniva chiamata viareggina. Ci si adattava anche perché incassare l’affitto significava sistemare le finanze familiari per un po’.
L’imperativo per quasi tutti era “un mese in riva al mare” , a maggior ragion ragione quando le fabbriche chiudevano e sfidando le code degli esodi si raggiungeva l’amata battigia. Ma già negli anni del boom economico scoppiava la tendenza per vacanze più rilassanti e riflessive. E la passione per Camaldoli, La Verna, le foreste casentinesi contagiava parecchi. In più, in parecchi casi, c’era la ricerca della spiritualità. Ma al di là dell’aspetto religioso concedersi un periodo di stacco in Garfagnana o in Lunigiana significava essere in pace con sé stessi.

C'era una volta l'estate in Toscana: da Firenze a Viareggio, le foto storiche (archivio NewPressPhoto e Umicini)
Ma il manifesto della villeggiatura, quella bella, di tante settimane è il racconto di Susanna Agnelli in quel suo libro cult dal titolo “Vestivamo alla marinara” pubblicato nel 1976. Il libro racconta la sua infanzia e quella dei suoi fratelli, Gianni, Umberto e Giorgio Agnelli a Forte dei Marmi. Quelle estati trascorse in famiglia, in particolare durante l'infanzia e l'adolescenza, che la scrittrice descrive con grande vivacità e dettagli.
Una libertà protetta dalla riserva dei fortemarmini e anche un po’ salmastrosa. Susanna Agnelli quando scrive quei capitoli era già da due anni sindaco di Monte Argentario, un’altra località turistica incantevole come tutta la costa grossetana che lei ha fatto diventare grande. Ci mancano questi personaggi. Ci manca quella villeggiatura che chi ha avuto la fortuna di viverla ricorderà per sempre.