Arezzo, 8 agosto 2025 – “Speriamo che il camionista se la cavi ma si renda conto di cosa ha fatto e che abbia modo di redimersi in modo che il sacrificio di Giulia non sia stato vano”. Una frase sottovoce, stretta tra le pieghe di un dolore che spacca. Caterina, la madre di Giulia Santoni, è nell’ufficio della polstrada. Con lei c’è il padre della volontaria morta nell’incidente stradale in Autosole. Li incontra Paolo Romagnoli, l’avvocato aretino che si è ritrovato in quell’inferno. Solo per un soffio la sua auto non è rimasta nella “rete” delle vetture coinvolte nella paurosa carambola. Ma ha visto, ha dato per primo l’allarme al 112 e ha già reso informazioni agli investigatori. Ed è stato proprio qui, nel quartier generale degli investigatori, l’incontro con i genitori di Giulia, devastati dal dolore.

“Mi ha colpito molto la loro compostezza pur nell’atroce sofferenza che patiscono per la perdita dell’unica figlia. Ho detto loro: siate fieri di Giulia, che alla sua giovane età era impegnata in un servizio di volontariato così importante. Loro mi hanno stretto le mani, hanno apprezzato l’incoraggiamento perché sanno di avere avuto una figlia speciale. Spero di essere riuscito almeno per qualche istante ad alleviare quel peso che si porteranno per tutta la vita”. Da quell’incontro è nata l’idea, già lanciata sui social, con le adesioni che fioccano di ora in ora: “Ho sentito che dovevo fare qualcosa per questi genitori e per la famiglia dell’altro soccorritore e del paziente. Ho pensato di proporre il conferimento della medaglia d’oro al valor civile per le vittime dell’incidente. Ho scritto un post e sto raccogliendo le adesioni”.
Un colloquio preliminare con il governatore della Misericordia di Terranuova Patrizio Italiano e poi, il via all’operazione social anche “se ho intenzione di coinvolgere i familiari per avere da loro il placet”. Ma la proposta corre sulla rete e Romagnoli ha già studiato l’iter: con le adesioni raccolte formalizzerà la richiesta al Viminale attraverso la prefettura. Poi torna a quell’inferno. Lui ha visto tutto: era in auto con la figlia, un viaggio verso una località di villeggiatura, interrotto da quell’inferno.

“Eravamo in corsia di sorpasso, ma procedevamo a velocità rallentata, davanti a me avevo una vettura bianca. Anche i veicoli sulla carreggiata di destra procedevano alla stessa andatura. Poi ho visto arrivare il Tir, sempre sulla stessa corsia, che ci ha superato, nel senso che andava a una velocità maggiore della nostra. Non ha frenato, forse non ha fatto in tempo e in quell’istante è accaduto il terribile impatto”. Secondo le informazioni che l’avvocato aretino ha confermato agli inquirenti, il Tir con alla guida il camionista di 57 anni, non ha azionato i freni: un particolare sul quale si concentrano le indagini degli investigatori che stanno esaminando la scatola nera. Da quanto filtra, non sarebbero emerse anomalie sulla tabella di marcia e sui turni di riposo. Una distrazione? Un malore? Ipotesi aperte, per il momento.
“Siamo rimasti fermi in Autosole fino alle 17. Con gli altri automobilisti ci siamo scambiati informazioni. La macchina che mi precedeva è stata colpita dal Tir sul fianco e sullo specchietto, sono vivi per miracolo. In un primo momento non ho avvertito situazione di pericolo, anche perché non avevo la visuale sull’ambulanza, ma quando ho realizzato cosa era successo sono rimasto senza parole”.