ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

In fuga dalle bombe in Ucraina, il pallone come una salvezza: “Sogni e futuro grazie alla Fiorentina”

Illya Protsenko e Yaroslav Marynych, 12 anni, sono scappati dalla guerra che ha cancellato tutto. Ora hanno ritrovato il sorriso: “Ci hanno accolti come in famiglia, siamo felici”

Illya Protsenko e Yaroslav Marynych, dodicenni calciatori della Fiorentina, nelle foto concesse dalle rispettive famiglie

Illya Protsenko e Yaroslav Marynych, dodicenni calciatori della Fiorentina, nelle foto concesse dalle rispettive famiglie

Firenze, 26 agosto 2025 – La guerra ha sconvolto le loro vite, le bombe hanno cancellato tutto: la casa, le scuole, i campi di allenamento. Sono fuggiti dall’Ucraina senza niente, nemmeno il tempo di recuperare i giocattoli. Arrivati in Toscana, dovevano ricominciare. Tutto. Daccapo. E il calcio è stato la loro salvezza, l’antidoto capace di curare anche le ferite più profonde. Perché se rotola un pallone, allora c’è ancora speranza per un futuro migliore. È la storia di Illya Protsenko e Yaroslav Marynych, baby calciatori della Fiorentina. Come loro tanti altri bambini e ragazzi, costretti a lasciare l’Ucraina e a trovare una nuova casa. Con un sogno in comune: arrivare nel calcio che conta. Proprio come Bohdan Popov, diciotto anni, accolto in Italia dopo l’esplosione della guerra a Kiev, sabato scorso a segno con una doppietta all’esordio assoluto con l’Empoli in Serie B.

Nei giorni della paura quando vennero lanciate le prime bombe, un ruolo chiave lo ha avuto Alex Velykykh, ucraino e scout di calcio internazionale, che si è adoperato per accogliere i ragazzi anche tramite la Federazione e alcuni club tra cui la Fiorentina. È stato Alex ad ospitare per i primi tempi la famiglia di Illya Protsenko, arrivato a Follonica nel 2022. “Era il 9 marzo, erano appena iniziati i bombardamenti e due giorni dopo hanno distrutto la nostra casa a Kiev”. Illya parla benissimo l’italiano, anzi il “toscano”, come sottolinea orgoglioso. Traduce le parole del babbo, poi racconta fiero: “Ormai parlo solo italiano, tranne che in famiglia. L’ho imparato velocemente. Qui sto bene, sono felice”. La Fiorentina lo ha fatto sentire subito a casa. “In Ucraina giocavo nella Dinamo Kiev – riprende Illya che oggi ha 12 anni – Alla Fiorentina ho trovato una vera famiglia, mi hanno accolto con grande calore anche quando all’inizio non parlavo italiano”. Illya gioca centrocampista centrale, “a volte anche terzino”. Su Instagram ha un profilo molto seguito e gestito dai genitori, dove vengono condivise foto, video e momenti felici al Viola Park: “Un centro sportivo bellissimo. La partita tra Fiorentina e Polissya? Non potevo perdermela. E ovviamente ho tifato Fiorentina”.

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Anche Yaroslav Marynych ha 12 anni, per tutti è “Yaro“. “Più corto e più facile, ormai lo chiamiamo così anche noi”, racconta Tamara, la nonna del ragazzino. “Vivo a Siena già da prima della guerra, mio nipote è arrivato qui insieme alla mamma quando è scoppiato il conflitto. All’inizio si pensava che potesse finire alla svelta, ma non appena la situazione è peggiorata sono fuggiti sotto le bombe. Volevano scappare dalla frontiera della Polonia ma i ponti erano già stati abbattuti. Quindi sono passati dalla Moldavia”.

Un viaggio di sei giorni da Kremenčuk, città a 300 chilometri a sud est di Kiev, fino a raggiungere la nonna a Siena. “Prima della fuga non ha avuto nemmeno il tempo di prendere i suoi giocattoli – continua la nonna del ragazzo –. La sua scuola è stata rasa al suolo, non esiste più”. “Yaro“ fa il portiere, il calcio è da sempre la sua passione.

A Kremenčuk – città industriale che produce benzina e auto e per questo colpita dalla Russia – “Yaro“ giocava nell’academy della squadra chiamata Jaguar. “Mentre lui era qui, lo stadio dove un tempo faceva gli allenamenti è stato bombardato. In campo c’erano proprio i suoi compagni. L’allenatore è rimasto ferito”.

Grazie al pallone adesso “Yaro“ ha ritrovato il sorriso. “Ha iniziato a giocare nel Mazzola, poi un giorno abbiamo ricevuto la telefonata di un osservatore della Fiorentina, Yaro era pazzo di gioia. Il centro sportivo è bellissimo, vedesse con quanta gioia prepara la borsa ogni giorno. Il club lo viene a prendere e lo riporta in pullman, ci hanno aiutato anche a livello economico. Sono contenta perché va bene anche a scuola. Il babbo di Yaro per legge non può lasciare l’Ucraina, si sentono spesso in videochiamata. La situazione là è ancora grave e pericolosa. Ma il calcio è stato una salvezza per Yaro, ora lui è felice. Grazie al calcio e alla Fiorentina”.