
Visitatori nella zona del Ponte Vecchio. Qui i commercianti lamentano un drastico calo del giro di affari
Firenze, 30 luglio 2025 – Volti stanchi, ciabatte, panini consumati in terra davanti alle vetrine. Nelle boutique scrigno di Ponte Vecchio la crisi si fa sentire. Fernando Vettori, titolare della gioielleria Vettori, è netto: "Un luglio così non lo abbiamo mai visto, nemmeno durante il Covid, quando aprivamo a singhiozzo".
Stavolta però non è il virus a svuotare le vetrine, ma un turismo "sciatto", "mordi e fuggi", senza capacità di spesa. Tanta folla in strada, pochi dentro i negozi. "Mangiano per terra, davanti alle vetrine. Arrivano con i pullman. Quelli più ’benestanti’ vanno al supermercato, ma nessuno entra più da noi" racconta. E propone una soluzione drastica: un ticket d’ingresso per chi visita Firenze in giornata, ricalcando l’idea già lanciata nei giorni scorsi da Federalberghi Firenze e da un gioielliere veneziano. Per Vettori, il biglietto servirebbe a selezionare i flussi e garantire un minimo ritorno a chi in città ci lavora e ci investe.
"Chi non dorme a Firenze dovrebbe pagare una tassa. Perché produce rifiuti, intasa il centro e non lascia nulla. La nostra è una gioielleria storica e siamo a meno 80% di fatturato rispetto al periodo del Covid quando ci avevano concesso un’apertura a singhiozzo. Ma anche le mie botteghe che vendono prodotti meno costosi sono sotto del 50%. La città va tutelata".
Il gioielliere è convinto che Firenze stia diventando una meta da "pellegrinaggio low cost", dove si arriva senza prenotare, si consuma senza spendere e si riparte senza aver davvero visto nulla. Una visione condivisa da altri storici orafi del ponte. La proposta di Vettori segue da vicino quella avanzata a Venezia pochi giorni fa, dove un gioielliere ha proposto una tassa di 100 euro per ogni visitatore giornaliero, per fermare quella che ha definito una "marea di turisti poveri che svuota il centro senza restituire nulla alla città".
Giuditta Biscioni, presidente dell’associazione orafi del Ponte Vecchio e titolare di una boutique, nota il crollo dei clienti americani, "che erano i più "alto spendenti". Ma aggiunge che il problema non è solo nella quantità, quanto nelle modalità di visita:
"I turisti vengono accompagnati a fare ’experience’ fuori Firenze, nei dintorni. I canadesi e gli australiani che garantivano continuità negli scorsi anni si vedono molto meno. I crocieristi non sono tutti uguali: c’è anche chi entra nelle boutique e acquista, ma sono casi isolati".
Ancora più netta Laura Peruzzi, anche lei titolare di una storica gioielleria: "Non c’è turismo di qualità. È un calo drastico. Russia assente, Paesi arabi assenti, Stati Uniti assenti. Le tensioni internazionali frenano la voglia di viaggiare e la capacità di spesa. Il ticket? Forse nei tempi d’oro del turismo poteva essere una soluzione, ora il rischio è che porti un ulteriore calo".
Francesco Bechi, presidente di Federalberghi Confcommercio Firenze, parla di "una problematica generalizzata che riguarda molte destinazioni italiane". E lancia una proposta di governance dei flussi. "Dobbiamo chiederci che città vogliamo: una città che ritrovi equilibrio o un turismo modello Disneyland. Se diventiamo un luna park, perdiamo tutto". Per Bechi serve una gestione intelligente dei numeri: "Con l’intelligenza artificiale possiamo creare modelli predittivi per monitorare e governare i flussi, evitando concentrazioni ingestibili. Ci sono crocieristi "alto spendenti", certo, ma è tutto organizzato a monte. E questo impoverisce l’autenticità del soggiorno. Ecco perché si parla anche a Firenze, come a Venezia, di un sistema a ticket diversificati, magari legati agli hub di arrivo, per incentivare soggiorni veri e scoraggiare il mordi e fuggi".