Perugia, 19 settembre 2025 – Tre arresti e altri due indagati nell’indagine della Procura di Perugia per corruzione negli appalti pubblici. Questa mattina la Guardia di finanza perugina ha eseguito le cinque misure cautelari: agli arresti domiciliari due funzionari pubblici (un dipendente della Provincia di Perugia e uno del Consorzio di bonifica senese della Val di Chiana Romana e Val di Paglia) e un uomo residente a Chiusi, amministratore di una srl con sede a Città della Pieve.

Le altre misure cautelari riguardano l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per un geometra residente a Ficulle (Terni) e l’interdizione temporanea a contrattare con la pubblica amministrazione nei confronti del titolare di una ditta individuale con sede a Perugia.
L’indagine
A far scattare l’indagine è stata la denuncia di un professionista: un “intermediario” gli aveva chiesto una somma di denaro in cambio dell’offerta di affidargli un lavoro di progettazione bandito dalla Provincia di Perugia. L’onestà del professionista ha permesso di far scattare gli approfondimenti eseguiti dal nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle perugine, che – nelle parole della Procura – hanno “delineato gravi elementi indiziari in ordine a uno stratificato sistema di accordi e favori tra imprenditori e pubblici ufficiali del territorio perugino” sulle procedure di affidamento dei lavori per la realizzazione di opere pubbliche.
Il caso del fiume Chiani
Al centro dell’attenzione dell’indagine è finita la gara pubblica per la ricostruzione della sponda del fiume Chiani, a Monteleone di Orvieto. Una gara da 963mila euro indetta dal Consorzio di bonifica della Val di Chiana Romana e Val di Paglia. Secondo chi indaga, il dipendente del Consorzio finito poi agli arresti domiciliari avrebbe rivelato anticipatamente le informazioni riservate sul giorno e l’ora della pubblicazione della gara: un dato chiave perché il bando prevedeva l’affidamento a uno dei primi dieci soggetti che avessero presentato la manifestazione di interesse. A quel punto l’amministratore della società di Città della Pieve (grazie all’aiuto di un suo collaboratore) ha condiviso le informazioni con altri sette imprenditori per concordare i tempi di presentazione delle offerte e l’ammontare dei ribassi. Insomma, si tratterebbe della formazione di un cartello, tanto che uno dei sette si è aggiudicato la gara per poi affidarla in subappalto all’imprenditore di Città della Pieve.
"Non vi è dubbio – scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza cautelare, rimarcando la “spiccata pericolosità sociale degli indagati” – che vi sia stata la collusione volta al turbamento della gara”.
I lavori per la strada provinciale
Un’altra circostanza riguarda i lavori per la strada provinciale di Porto (Perugia). Secondo gli inquirenti l’amministratore della società di Città della Pieve e un dipendente della Provincia di Perugia avrebbero cercato di individuare una società prestanome a cui affidare solo formalmente i lavori sulla Provinciale per circa 14mila euro, così da poter affidare allo stesso imprenditore (aggirando il principio di rotazione che prevede la normativa) il più succulento appalto da oltre 100mila euro previsto per le provinciali di Città della Pieve, di Pila e di Castel del Piano.
Un accordo verbale individuato dalle intercettazioni. Oltre a questa strategia di indagine sono state effettuate anche delle riprese con telecamera nascosta: immagini che riprendono un imprenditore – titolare di una ditta con sede a Perugia – mentre consegna una busta al funzionario della provincia, in cambio di una promessa verbale per l’affidamento diretto di un lavoro. Mentre l’imprenditore gli dà la busta si sente pronunciare la frase “Questo è bono”. Il giorno dopo è scattata la perquisizione e il funzionario della provincia ha mostrato alla Finanza il contenuto della busta: buoni carburante per il valore di circa 400 euro, sottoposti a sequestro.