
Viaggio nella fattoria di San Piero a Grado Centro “Avanzi” di Unipi
Pisa, 1 agosto 2025 – I primi lavori si svolgono quando è ancora buio. La sveglia, ogni giorno, è prima delle 4, perché mezz’ora dopo gli animali devono ricevere le prime cure. La terra, la ricerca, la tutela della fauna (con un programma per il ’Mucco Pisano’) e la vendita. Il Ciraa – Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” (dedicato allo studioso, agronomo e docente dell’Università di Pisa della quale fu rettore dal 1947 al 1959) è uno dei più grandi d’Europa per lo studio dei sistemi agricoli sostenibili. Si trova nel Parco di San Rossore. Nacque nel 1963, quando l’ex tenuta di Tombolo fu concessa all’Ateneo pisano per sviluppare ricerca e didattica nelle scienze agrarie e veterinarie.
Si estende per circa 1500 ettari: 700 di bosco più 800 coltivati. Il settore agricolo non produce solo alimenti, ma punta anche a “produzioni non alimentari e di energia rinnovabile (biomassa), alla conservazione del paesaggio, al mantenimento della biodiversità e alla conservazione della fertilità del suolo, riducendo l’inquinamento ambientale e preservando la cultura contadina”. Dal 2008, ospita il progetto Orti Etici promuovendo “una partnership di collaborazione tra mondo dell’impresa, del sociale e della ricerca in campo agricolo e associando all’aspetto produttivo dell’azienda agricola quello della riabilitazione sociale”.

Abbiamo visitato il settore stalla, in via Eleonora Duse a San Piero a Grado, quello forse più conosciuto dai cittadini per la presenza del Bancolat, il distributore self-service di latte crudo. A produrlo sono circa 75 vacche di razza Frisona italiana, quella bianca e nera. Gli altri 75 esemplari sono di Mucco Pisano, una razza in via di estinzione e, per questo, nel centro è attivo un programma di conservazione. Dai vitellini di meno di un mese alle ’anziane’ di 12-13 anni. Mucche attentamente monitorate per aumentare il loro benessere in condizioni di allevamento. Qui rimangono dalla nascita fino a che non vengono vendute, in età adulta, per la loro carne distribuita in supermercati locali. La loro alimentazione prevede fieni e insilati di produzione interna al Centro, integrata da mangimi non geneticamente modificati. “Il nostro è tutto latte di alta qualità, controllato dal punto di vista della carica microbica”, spiega il direttore del Centro “Avanzi”, professor Angelo Canale.
Qualche numero. La Frisona, con un parto all’anno - il vitello succhia il latte materno fino al 60-90esimo giorno di vita - garantisce circa 20 litri in media al giorno. Campi e animali hanno bisogno di cure continue, da prima dell’alba fino alla sera e, talvolta, anche di notte. Da seguire, in particolare le manze alla prima gravidanza (intorno ai 26 mesi), i parti gemellari e podalici. Non è facile “trovare personale formato” in questo settore, afferma il responsabile tecnico del Centro, Marco Ginanni.
I segreti della “banca” del latte riaperta a fine 2024. “Dopo quattro anni di stop per la pandemia e delle relative restrizioni, il servizio Bancolat ha ripreso con un nuovo distributore automatico, che ha elevato ulteriormente gli standard igienici e di freschezza del prodotto (venduto entro le 24 ore dalla mungitura) – precisa il professor Canale – L’obiettivo principale è educare il consumatore a operare scelte alimentari più consapevoli, privilegiando le filiere corte e sostenibili, minimizzando così le intermediazioni commerciali e instaurando un rapporto diretto con il produttore”. Nella mungitrice meccanica, dotata di lattometro e strumento di riconoscimento del singolo capo, entrano fino a 8 animali. Se l’animale non deve essere munto o lo deve essere a parte, scatta una sorta di allarme. Da qui il liquido viene incanalato verso grandi cisterne e poi dosato al distributore al prezzo di 1.20 euro al litro. Davvero a km, anzi metro, zero.