Firenze, 10 agosto 2025 – A Firenze il dibattito è rovente: turisti che arrivano in massa ma spendono poco, ristoratori e gioiellieri che si lamentano di incassi in calo, Federconsumatori Toscana che punta il dito contro i prezzi e visitatori che, pur di risparmiare, rinunciano a pranzi e cene nei locali del centro. “Abbiamo mangiato toast per quasi tutta la vacanza” hanno raccontato una coppia di turisti di Trieste a La Nazione, confermando la percezione diffusa che la città sia sempre più cara e meno accessibile. Mentre qui si discute, in Spagna la fotografia è opposta.
Nei primi sei mesi del 2025 il Paese ha accolto 44,5 milioni di visitatori, con un incremento del 4,7% rispetto all’anno precedente, e una spesa complessiva record di 59,6 miliardi di euro, in crescita del 7,5%. Non solo: la spesa media giornaliera è aumentata anche se i soggiorni si sono accorciati. In altre parole, i turisti spagnoli spendono di più. Per Riccardo Tarantoli, presidente Silb Confcommercio Firenze e titolare di locali sia a Firenze sia a Barcellona, la differenza non è casuale. Il suo punto di vista è utile per capire cosa ancora manchi alla città per essere attrattiva in termini di servizi e, forse, anche in termini di spesa per tutte le tasche. Il tutto, è bene precisarlo, al netto delle dimensioni delle due città e delle dovute proporzioni. Da una parte un colosso come Barcellona da 1 milione e 600mila abitanti. Dall’altra la piccolissima, a confronto, Firenze.
“In Spagna aeroporti, strade e trasporti funzionano, e le persone non hanno alcun problema ad arrivare ovunque”. Tarantoli prende ad esempio Palma di Maiorca che ha “un aeroporto molto più grande di quello di Firenze. Non hanno le nostre bellezze culturali, ma hanno sempre comunicato benessere, divertimento, comfort. Il divertimento è ai primi posti, noi invece lo eliminiamo, prigionieri di ideologie, luoghi comuni e provincialismo. Così Firenze rischia di diventare una città in declino rispetto a qualsiasi località spagnola”. Un’analisi condivisa anche da Ramon Crivillé Mauricio, originario di Barcellona e trasferito a Firenze per lavoro: “La differenza principale è l’aeroporto: grande, funzionale, collegato direttamente con tutto il mondo. A Barcellona autobus, taxi e metropolitana funzionano bene, e la città offre una varietà per tutte le tasche: hotel economici e strutture di lusso, ristoranti popolari e locali esclusivi. Qui a Firenze l’offerta è più ristretta”.
Il modello spagnolo sembra dunque puntare su un turismo accessibile ma al tempo stesso capace di generare spesa, grazie a infrastrutture moderne, servizi efficienti e un’immagine costruita sul comfort e sull’intrattenimento. A Firenze, invece, secondo gli operatori “l’attrattiva si regge quasi esclusivamente sul patrimonio artistico, mentre la permanenza e la propensione alla spesa sono frenate da costi percepiti come alti e da una scarsa varietà di proposte”.

Insomma, il nodo per molti non è più il numero di visitatori — che resta alto — ma il loro comportamento economico. “Senza un ripensamento dell’accoglienza e dell’immagine che la città vuole dare di sé - ribadisce Cursano -, Firenze rischia di restare un set da cartolina: bellissima, ma destinata a essere fotografata e lasciata alle spalle dopo poche ore, senza che i turisti abbiano speso più di un panino”.