Tirrenia (Pisa), 9 agosto 2025 – Piano a chiamarla villeggiatura, sa tanto di anni Sessanta quando i giorni di vacanza erano trenta. Meglio ferie mordi e fuggi, e a proposito di morsi (della crisi) l’italiano medio si deve arrangiare. Non si rinuncia (quasi) a nulla, ma per meno giorni. E’ l’8 agosto. Il cronista si aggira tra mare, pinete e dune selvagge in una zona tra le più “pop” della Toscana, che va da Calambrone a Tirrenia e Marina di Pisa. Un mare, da sempre, per tutti, lontano da lussi e notti stellari.
Una distesa di stabilimenti, intervallati da grandi spiagge libere che, specie in agosto (fino all’anno scorso), di libero non hanno mai avuto neanche un centimetro quadrato. E oggi? Mancano poche ore a Ferragosto e di “giornalieri” – vero core business – se ne vedono pochissimi: nessuna distesa di lettini, nei bagni ci sono manipoli di abbonati e pochi altri, mentre le spiagge libere, a mezzogiorno, si possono definire deserte se si contano appena una decina di ombrelloni.

Cosa sta accadendo? Anche un giorno al mare è diventato un lusso: per un ombrellone 40 euro, il gelato è un piacere che pesa (una coppetta 3,50 euro) e per un pasto al ristorante – al posto del panino battuto dal sole e dall’afa – ci vogliono almeno 30-35 euro a persona. Per una famiglia di quattro persone si parla di almeno 200 euro per qualche tuffo e tanto patimento in autostrada o, peggio ancora, sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno.

Tutto cambia se parliamo di mini vacanza: in agosto, per un appartamento a Calambrone, vengono chiesti anche 1.300 euro a settimana. Tedeschi, inglesi e francesi i più affezionati. “Quando veniamo ci piace prendere l’ombrellone e lasciare la spiaggia dopo aver cenato al ristorante – dicono Piero e Mariella, 50 anni di Firenze, due figli a carico –. I prezzi sono aumentati: la nostra scelta è venire meno, ma senza rinunce”.
Alla “Siesta Beach Club” di Calambrone il calo leggero c’è, ma si respira ottimismo. Per allungare la giornata (e gli incassi, perlomeno si spera) dalle sette di sera si fa l’aperitivo al tramonto, e per la cena ci si sposta al ristorante, piatti tipici con un menù abbordabile, ma non da tutti. Basta chiedere a Mattia e Luna, appena trentenni, di Pisa: hanno scelto la spiaggia libera. “È il massimo che possiamo permetterci, con i tempi che corrono” Tra lavoro precario e studi ancora da finire, il massimo è questo.
Si stringe la cinghia, e il viale del Tirreno con i suoi parcheggi semivuoti ne è la conferma. Ripensando a quello che cantava nel ’63 Piero Focaccia: “Per quest’anno, non cambiare, stessa spiaggia stesso mare...”. Ecco, in tanti hanno cambiato: qui, come altrove. Il caro spiaggia è il vero tormentone – senza colonna sonora – di quest’estate italiana.