ERIKA PONTINI
Cronaca

Caro Pessina, ci spieghi il perché. Stadio e pensiline no, l’omo nero sì

Il dibattito sull’ex teatro Comunale di Firenze. Brunelleschi, Alberti e i colori (delicati) del centro. Bargellini, La Pira e il comitato per l’estetica cittadina. Il Rinascimento con vista su Dubai. Lettera all’ex sovrintendente

La contestata nuova costruzione - Foto Gianluca Moggi/ NewPressPhoto

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Firenze, 24 agosto 2025 – Caro Pessina, ritengo che la salvaguardia paesaggistico-storico-artistica di una città come Firenze non sia affar da poco. Lo è così tanto che un assessore (e poi sindaco) illuminato come Piero Bargellini sotto la guida di Giorgio La Pira sentì la necessità di istituire il comitato per l’estetica cittadina. E non certo soltanto per una questione di volumi da rispettare: altrimenti la Cupola del Brunelleschi risulterebbe fuori misura. Ma anche di colori, materiali e forme. Per Firenze Brunelleschi e Alberti scelsero la scala dei grigi e dell’ocra. Quindi scrivo a lei.

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Chi è a digiuno di conoscenze specifiche si immagina il suo ruolo come quello di un custode del bello. Ma non è certo soltanto questo. Di certo lei, e chi siede su quello scranno, è giudice di ciò che si può aggiungere o togliere a una città che racchiude in sé ciò che di meraviglioso la mente e la mano dell’uomo hanno saputo realizzare. Tutto in pochi chilometri quadrati. Allora è giusto che lei riceva questo scritto. Per capire e far capire alle migliaia di fiorentini e ai milioni di visitatori, come siano state fatte alcune scelte. Mettiamo da parte per il momento quelle norme, quei codicilli e gli iter che riempiono la bocca e le penne ai burocrati, tutto ciò che è più distante dalla trasparenza tanto decantata delle pubbliche amministrazioni. Tutto ciò serve a dilatare i tempi e distrarre le masse.

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Ci spieghi piuttosto ciò che agli occhi del profano appare incongruente. A chi non ha le competenze architettoniche, l’occhio vigile di uno storico dell’arte, la sensibilità di un urbanista e l’amore di un filosofo dell’estetica che guarda con orrore ad acropoli violentate. Non a loro, ma alla gente comune. Provi dunque a spiegare perché nella città in cui la sua Soprintendenza bloccò il progetto di restyling del Franchi ritenendo le curve, la torre di Maratona e le scale elicoidali un bene architettonico inviolabile, senza nulla togliere a Pierluigi Nervi (forse qualcosa avrebbe abbattuto anche lui), regimentò con numerose prescrizioni il Viola Park, bocciò senza riserve le pensiline della tramvia ritenendole impattanti sul tessuto urbano con buona pace di quanti prendono la pioggia nell’attesa e, infine non riuscì per vent’anni a togliere la gru dei Nuovi Uffizi, è possibile giungere a certe soluzioni attuali.

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Da Lei che si oppose, ancora alla ruota panoramica alle Cascine, ci attendiamo una risposta. Chi ha assunto queste decisioni nette, di salvaguardia, in ossequio al rigido protocollo di non trasformare la culla del Rinascimento in una moderna Dubai illustri le motivazioni che hanno condotto al progetto architettonico del rifacimento dell’ex Comunale, un edificio del 1800 che oggi, spogliato dal telo che ne occultava i lavori, si scopre bianco-nero (la Hines che lo ha acquistato dice bronzo ma evidentemente, daltonia a parte, è un marrone scuro che tende decisamente al black). Un ‘mostro’ fatto di ferro, acciaio e intonaco che anche ai profani appare come un cazzotto in un occhio, alle spalle di edifici storici che affacciano sui lungarni. Natali, ex direttore degli Uffizi, uno che di bellezza ne capisce qualcosa, ha gridato allo scandalo parlando di ’caminetto’. Un suo successore, Eike Schmidt, ora votato alla politica, pensa di rivolgersi all’Unesco di Parigi.

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Ecco, la capitale francese che tanto contestò la Tour Eiffel per poi farla diventare il suo simbolo, ma di certo qui da noi l’ex Comunale non sarà simbolo di nulla se non della deroga di una città agli immobiliaristi per dirla con Fuksas. E ci dovremo rassegnare a invecchiarci accanto. Ma sul serio siamo dinanzi ai soliti riottosi fiorentini. Che si indignano, protestano, accusano e poi si fanno andare bene tutto?

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Oppure qui, oltre alla Soprintendenza sarebbe ora di sedersi attorno a un tavolo e capire cosa si vuole per questa città, senza scomodare quell’annoso dibattito tra il vecchio e il nuovo? Tanto per ricordare la cronaca recente, in un paese di smemorati (anche Pessina non ricorda nulla) si sono tolte le keybox anche perché non rispettano il decoro in area Unesco. E invece l’ex Comunale bianco-nero sì? Magari è la solita miopia della politica. Quella che guarda il dito, la luna mai.