EMANUELE BALDI
Cronaca

Che paura, è arrivato l’"omo nero". Dal ghetto al palazzo delle Poste. Noi fiorentini litigiosi da secoli

La città si spacca sul nuovo edificio sorto dalle ceneri del Teatro comunale, ma i precedenti non mancano. Il fabbricato viaggiatori della stazione infiammò il dibattito negli anni ’30. E prima ci si divise sui nuovi viali.

Dall’alto il restyling dell’ex Comunale (. immagini con il drone di Jacopo Bianchi

Dall’alto il restyling dell’ex Comunale (. immagini con il drone di Jacopo Bianchi

"O questo? Icché l’è?". Come in un sogno di mezza torrida estate, Firenze bella addormentata sull’Arno – così a suo tempo l’ebbe a definire il sovrano assoluto della “stroncatura” Giovanni Papini – all’improvviso si risvegliò. E un “cubo nero” si ritrovò”...

Per carità, nessuna paura. Non si tratta del terribile “omo nero” protagonista della fiaba popolare raccontata a veglia davanti al focolare di contadinesca memoria. Trattasi, invece, del nuovo “ospite” giunto nel salotto buono della città: il nuovo complesso residenziale sorto tra Lungarno Vespucci e Porta a Prato, come a dire nell’area occupata da quel che fu il glorioso Teatro Comunale nato nel 1862, il 17 maggio per la precisione, battezzato Regio Politeama Vittorio Emanuele II alla presenza di oltre settemila persone.

Nel periodo di Firenze capitale, il teatro cambiò denominazione in Politeama Fiorentino. Risorto dalle ceneri di un tremendo incendio che l’aveva quasi completamente distrutto, per quel che concerne il teatro musicale all’inizio vide sfilare l’allestimento di opere di compositori del calibro di Verdi, Meyerbeer, Gomez, Donizetti, Cimarosa, Haley. E si potrebbe continure a lungo con altri nomi di spicco. Trasformato in magazzino di vestiario militare durante la Grande Guerra, nel 1933 con l’avvento del Maggio Musicale Fiorentino divenne Teatro Comunale. Insomma, un luogo iconico, termine oggi particolarmente in voga, per eccellenza.

In quest’area storica, sotto molti punti di vista, si è dunque installato un nuovo “living space” a uso turistico, un progetto di rigenerazione urbana della zona. E come era facile pronosticare, i fiorentini si sono divisi tra favorevoli e contrari. In guelfi e ghibellini come da copione consolidato. Firenze, città faziosa e di fazioni come poche altre al mondo, è tornata per l’ennesima volta a spaccarsi. Non è certo la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima.

In quanto a precedenti recenti si pensi al cambio di destinazione d’uso della direzione provinciale delle Poste e Telegrafi in via Pietrapiana con tanto di comitati contrari allo studentato. Riandando più indietro nel tempo, come non ricordare le accese polemiche nate per il fabbricato viaggiatori della stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella considerato un gioiello del razionalismo architettonico italiano negli anni Trenta del Novecento? In quanto ad accese discussioni sul proprio riassetto urbanistico Firenze non si è mai fatta mancare niente con divisioni e polemiche più o meno costruttive. O distruttive, secondo i punti di vista.

Si pensi, infine, al Risanamento Urbanistico che, tra il 1865 e il 1895, apportò drastiche modifiche al look cittadino. Un intervento che ci ha lasciato in eredità la piazza più “piemontese”, l’attuale piazza della Repubblica sorta previo abbattimento del Ghetto Ebraico, smantellato per far posto alla nuova città, o meglio, si legge nell’apposta lapide, perché il centro da secolare squallore venisse a nuova vita restituito. Sarà stato anche un portato del progresso, un segno dei nuovi tempi, sta di fatto che all’indomani alcuni maggiorenti fiorentini, e non solo loro, preoccupati per gli eccessivi “abbattimenti” si consorziarono dando vita all’“Associazione per la difesa di Firenze Antica” nel maggio del 1898.

Anche allora, quindi, le polemiche erano state a dir poco roventi e divisive, con il pittore Telemaco Signorini, esponente di rilievo dei Macchiaioli, in prima fila tra gli scettici. Un aneddoto racconta infatti che avvicinato mentre immortalava sulla tela le rovine del ghetto, alla domanda perchè fosse afflitto, rispose di non essere spaventato per quel si andava ad abbattere, quanto piuttosto da quello che si andava a costruire.

Un monito a futura memoria? Probabilmente sì. Il pendolo tra il vecchio e il nuovo è sempre in oscillazione. Così, le “leticate” tra ciò che si va a sostituire e ciò che va a sostituirlo, a Firenze, città della Grande Bellezza, par di capire che siano sempre di stringente attualità.