REDAZIONE AREZZO

Farmaci israeliani buttati nel cestino, il video-choc girato nella sede Asl da dottoressa e infermiera. Poi le scuse

Le immagini girate alla Casa della Salute di Pratovecchio Stia (Arezzo) fanno il giro dei social, scoppia la polemica

Farmaci israeliani buttati nel cestino, il video-choc girato nella sede Asl da dottoressa e infermiera. Poi le scuse

Pratovecchio Stia (Arezzo), 20 agosto 2025 – I video sono due, molto brevi e speculari: in uno c’è una dottoressa, nell’altro un’infermiera, indossano il camice bianco e sono in Casentino, nella Casa della Salute di Pratovecchio Stia, una sede istituzionale dell’Asl Toscana Sud Est. Nelle immagini le due professioniste – la dottoressa Rita Segantini e l’infermiera Giulia Checcacci – prendono un farmaco, ci scarabocchiano sopra con una penna e lo buttano in un cestino dei rifiuti. Non un farmaco a caso, ma un medicinale della Teva, multinazionale israeliana.

asl
Due frame del video che circola sui social con il gesto simbolico del medico e dell'infermiera che gettano un farmaco "made in Israel" nel cestino

A quanto si apprende si è trattato di un gesto simbolico, un segno di protesta contro quanto sta accadendo a Gaza: il farmaco non sarebbe stato effettivamente buttato via, ma recuperato. Resta però la polemica, che sui social sta montando, riguardo all’opportunità che due dipendenti sanitarie al lavoro in una struttura pubblica scelgano il luogo di lavoro e farmaci del sistema sanitario nazionale per una manifestazione di protesta.

Farmaci israeliani buttati nel cestino, il video-choc girato nella sede Asl da dottoressa e infermiera. Poi le scuse

Peraltro – si sostiene da più parti – in un luogo che dovrebbe essere deputato alla cura della cittadinanza e non alle iniziative politiche, siano considerate più o meno condivisibili.

Si è poi appreso che si trattava di campioni gratuiti di salviette e integratori che sono stati recuperati dal cestino dopo aver girato il video in questione.

Il video di scuse

Nel corso del pomeriggio la dottoressa Segantini e l’infermiera Checcacci hanno diffuso un video di scuse, spiegando che “faceva parte di una campagna più ampia” e che soprattutto “i farmaci che sono stati gettati sono qui con noi in realtà, sono campioni gratuiti non acquistati con soldi pubblici, integratori di sodio e potassio che non butteremmo mai via anche perché quello non è il corretto smaltimento, e sono salviette. Un gesto simbolico volto alla pace e non altro, non volevamo offendere nessuno, né coinvolgere l’azienda né i colleghi della Casa della Salute”. Le due professioniste, che nel video appaiono provate, precisano anche che il video è stato girato circa un’ora dopo aver finito il lavoro, “quando tutti i compiti erano stati assolti”. Al termine si ribadisce: “Ci dispiace davvero tanto del fraintendimento che abbiamo creato e chiediamo scusa”.

L’indagine dell’Asl

Sulla vicenda arriva la presa di posizione dell’Asl Toscana Sud Est: “Relativamente al video diffuso sui social che mostra due persone all’interno della Casa della Salute di Pratovecchio Stia mentre gettano scatole di medicinali – si legge in una nota dell’azienda sanitaria – la Asl Toscana sud est precisa di essersi già attivata per ricostruire l’accaduto e si riserva di intraprendere ogni azione utile a tutela della propria immagine e del personale che, ogni giorno, opera con impegno, dedizione e correttezza. La Asl Tse sottolinea inoltre che le riprese effettuate all’interno di un ambiente aziendale non sono state in alcun modo autorizzate né condivise. Le persone riprese nel video sono un medico di medicina generale e un’infermiera dipendente di una cooperativa”.

Le reazioni politiche

"Le battaglie ideologiche vengano combattute lontane da ospedali e ambulatori. Mi auguro vengano presi provvedimenti esemplari contro queste due persone che, evidentemente, rinnegano persino il giuramento di Ippocrate. L'assessore regionale Bezzini e il governatore Giani non hanno nulla da dire a riguardo?", dice Elisa Tozzi, consigliera regionale toscana di FdI. E Deborah Bergamini, deputata e vicesegretaria nazionale di Forza Italia, si augura che "l'Asl e le autorità preposte chiariscano l'accaduto e assumano provvedimenti esemplari perché in ballo c'è anche il valore della fiducia dei familiari dei pazienti verso chi dovrebbe assisterli nella malattia".

La mobilitazione dei sanitari

Di certo quello del Casentino non è il primo gesto di protesta contro l’azione israeliana a Gaza che viene dal mondo sanitario toscano. Proprio da qui è partita a fine luglio l’iniziativa, poi estesa ad altre regioni, che ha portato alla mobilitazione di centinaia di sanitari con un “digiuno per Gaza”, con tanto di foto e video postati sui social. Ma in questo caso si tratta di iniziative effettuate liberamente e fuori dall’orario di lavoro, nella pausa pranzo, che culmineranno in una “giornata del digiuno”  indetta per il 28 agosto. E non è nemmeno la prima volta che i farmaci israeliani sono usati come strumento di protesta: risale addirittura a giugno scorso l’iniziativa del Comune di Sesto Fiorentino di bandire i medicinali israeliani dalle farmacie comunali, esempio poi seguito da altre realtà toscane come Barberino Tavarnelle. 

Il funerale di Marah

Il caso peraltro scoppia nel giorno in cui in Toscana si sono celebrati i funerali di Marah Abu Zhuri, la ventenne palestinese arrivata pochi giorni fa da Gaza nell’ambito dell’ultima evacuazione sanitaria organizzata dal Governo italiano e morta a Ferragosto. Era arrivata dalla Striscia in stato di grave malnutrizione e sulle cause della sua morte è divampata una feroce polemica tra le autorità di Israele, che avevano riferito di una leucemia, e i medici di Pisa che l’hanno presa in cura, che sostengono invece di aver effettuato analisi che smentiscono quell’ipotesi. La verità non si saprà mai perché l’autopsia non è stata effettuata: non l’ha chiesta la magistratura, perché per la Procura non ci sono ipotesi di reato, e non l’ha voluta la famiglia della ragazza, per motivi religiosi.

Al funerale il discorso del presidente della Regione, Eugenio Giani, è stato coperto dalle grida dei manifestanti con le bandiere palestinesi, al grido di “basta armi”. Giani, imperterrito, ha pronunciato il suo discorso fino alla fine. “Continueremo con le nostre eccellenze sanitarie a curare bambini e cittadini palestinesi e sono qui per ribadire che la Toscana riconosce lo Stato di Palestina. Spero che il nostro governo faccia altrettanto, e per difendere i nostri ottimi medici finiti nel mirino di un attacco sconsiderato da parte delle autorità sanitarie israeliane”, ha detto Giani.