ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

"Un popolo strangolato. Moriamo tutti noi con lei"

Proseguono le reazioni e il dibattito sulle cause del decesso della 20enne arrivata nei giorni scorsi "La sua fine ci ricorda che i palestinesi sono fatti di persone, non di trascurabili ‘danni collaterali".

L’arrivo di Marah a Pisa

L’arrivo di Marah a Pisa

Profondo cordoglio per la drammatica scomparsa di Marah Abu Zuhri. Nessuno probabilmente conoscerà mai le cause della morte di Marah, a cui i medici palestinesi avevano diagnosticato una leucemia che non è emersa dalle indagini fatte nell’ospedale pisano. A quanto si apprende dai giornali, la paziente è arrivata a Pisa gravemente malnutrita, ma la professoressa Sara Galimberti, direttrice dell’Unità operativa di Ematologia presso cui la giovane è stata ricoverata d’urgenza, non ha escluso che potesse essere affetta da una ‘malattia mai diagnosticata’ (ipotesi che non potrà essere né smentita, né confermata, visto che per volontà dei familiari l’autopsia non avrà luogo).

Così la sezione fiorentina di "Sinistra per Israele – Due popoli due Stati" ha scritto ieri in una nota. "La tragica fine di questa ragazza - prosegue -, che come tanti suoi coetanei è stata ingiustamente coinvolta in un conflitto di cui da tempo la nostra associazione chiede la fine, ci ricorda una volta di più che i nostri ‘due popoli’ sono fatti di persone, non di trascurabili ‘danni collaterali’, e che anche per questo andrebbero sempre trattati con il massimo rispetto. Alla famiglia di Marah porgiamo le nostre più sentite condoglianze".

"Marah è la figlia di un popolo a cui è stato tolto tutto: la terra, la Pace, la speranza e perfino il pane – scrive anche Rifondazione Comunista, del circolo di San Giuliano Terme -. La fame che l’ha consumata non è stata un caso e neppure un cosiddetto "effetto collaterale" della guerra, ma l’esito concreto di politiche disumane che strangolano civili inermi e usano la privazione come mezzo di controllo e punizione".

"In Palestina - proseguono -, oggi, la fame è parte integrante dell’offensiva militare: è assedio, è strangolamento, è punizione collettiva. Nel salutarla, non possiamo limitarci al dolore. Dobbiamo trasformarlo in rabbia lucida, in lotta, in voce per chi voce non ha. Perché finché la fame sarà un’arma, il nostro silenzio sarà complicità. Con la morte di Marah e di Gaza, moriamo anche noi. Noi esseri umani, noi europei ed europee, noi italiani ed italiane".