REDAZIONE FIRENZE

Il silenzio di Pessina: "Non mi ricordo. Firmo tanti atti"

L’ex soprintendente e l’ok al restyling dell’ex teatro. Salviamo Firenze invoca "l’intervento della Procura".

Andrea Pessina è stato soprintendente alle Belle Arti di Firenze dal 2016 al 2022 Ora è in Friuli

Andrea Pessina è stato soprintendente alle Belle Arti di Firenze dal 2016 al 2022 Ora è in Friuli

di Antonio Passanese

FIRENZE

"Non ricordo, non so. Ho firmato migliaia di atti durante il mio mandato...E non ne voglio parlare". È la risposta di Andrea Pessina, soprintendente di Firenze dal 2016 al 2022 (dopo Alessandra Marino), a precisa domanda su come sia stato possibile che i suoi uffici abbiano dato il via libera alla torre squadrata bianca e nera che svetta sopra corso Italia, nel complesso dell’ex Teatro Comunale. Pessina si smarca: "Bisognerebbe chiedere al funzionario che seguì quella pratica, ma son passati tanti anni e non ricordo chi fosse. E poi, è possibile che sia stato trasferito in altra sede".

È quello di Pessina, in quanto all’epoca a capo della Soprintendenza, il nome in calce agli atti che hanno autorizzato il progetto contestato. Su quei colori – un contrasto forte col contesto urbano – e sulle volumetrie aggiunge: "Se sono stati autorizzati, non si può più fare nulla. Ma se non rispettano il progetto approvato, allora la Soprintendenza può chiedere una modifica". Pessina in passato si era opposto alle pensiline della tramvia e a vari interventi considerati invasivi (tanto da esser definito "il signor no"). Ma quella torre, pur autorizzata anni fa da tutti gli enti competenti, continua a sollevare dubbi: davvero nessuno, allora, aveva previsto che una tale struttura avrebbe stravolto l’equilibrio visivo di uno degli scorci più pregiati della città?

Il comitato Salviamo Firenze, dopo l’intervista de La Nazione all’ex funzionaria della Soprintendenza Fulvia Zeuli, invoca "l’intervento della Procura" in particolare su quelle "riunioni fiume" e "sulle pressioni insostenibili. Il Comune, poi, renda pubblici tutti i pareri e le deliberazioni: le sue, quelle della commissione paesaggistica e quella della Soprintendenza".

Il gruppo consiliare Eike Schmidt Sindaco pone alcuni interrogativi: "Quando è sbucata l’idea di poter cambiare i colori? E che valore ha oggi quel complesso immobiliare rispetto alla miseria di 23 milioni che ha incassato la collettività fiorentina? Faremo un accesso agli atti per fare piena chiarezza sulla vicenda". Mentre il consigliere di Fdi, Alessandro Draghi, annuncia che "chiederò che la prossima commissione urbanistica ricostruisca la storia dell’approvazione del progetto e del permesso a costruire".

Infine, da Palazzo Vecchio si precisa che "la ricostruzione fatta nell’articolo sulle procedure tenute e sull’iter di approvazione del progetto è completamente errata. L’ex funzionaria (Zeuli, ndr) racconta di iter procedurale superato, non più vigente, non applicabile alla procedura ‘de quò, in quanto riferito ad una disciplina transitoria rimasta in vigore fino al 31/12/2009. Quindi appare ovvio che all’epoca dell’esame del procedimento in questione (2020) da parte della commissione del paesaggio, il procedimento seguito è stato quello al tempo vigente, che prevede un parere obbligatorio e vincolante della soprintendenza e a monte un parere obbligatorio ma solo consultivo della commissione del paesaggio".