
L’intestazione della lettera inviata l’8 maggio del 1968 da Piero Bargellini
Firenze, la ’gran villa’ di Dante, andrebbe custodita con cautela estrema. Di conseguenza, governata con altrettanta prudenza, soprattutto quando si vada a incidere sul suo tessuto urbano unico al mondo. Questo il tema ricorrente di uomimi e istituzioni che, a varie riprese, si occuparono della tutela di un patrimonio dell’umanità quanto mai ricco e delicato. Firenze è stata faro nella salvaguardia e valorizzazione dei beni artistici e paesaggistici. Preoccupati se non addirittura spaventati dagli ’abbattimenti’ previsti dal piano di Risanamento Urbanistico di fine Ottocento affidato all’architetto Giuseppe Poggi, un gruppo di notabili fiorentini, e non solo loro, decisero di costituire l’Associazione per la difesa di Firenze antica nel maggio del 1898. Nominato presidente per acclamazione fu il principe Tommaso Corsini. Al sodalizio, sorto anche sulla spinta di articoli usciti sulla stampa inglese e francese – compreso il Times di Londra – in seguito aderì, tra gli altri, il compositore lucchese Giacomo Puccini che considerava Firenze "la mia capitale". E un suo amico di gioventù concittadino, Giovanni Rosadi, che esercitava l’avvocatura a Firenze, con la benedizione di Benedetto Croce fu artefice della prima legge sulla protezione del paesaggio in Italia. Correva l’anno 1922.
In anni a noi più vicini, a uno statista della levatura di Giovanni Spadolini – di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita – si deve l’istituzione nel 1974 del ministero per i Beni culturali e ambientali, su incarico del presidente del Consiglio Aldo Moro. E la Convenzione Europea del Paesaggio promossa dal Consiglio d’Europa è stata sottoscritta il 20 ottobre 2000 in Palazzo Vecchio: un trattato che promuove la protezione, la gestione e la pianificazione del paesaggio in un’ottica di cooperazione internazionale. Un ruolo centrale nella tutela del prezioso patrimonio di Firenze spetta sicuramente a Piero Bargellini. Un impegno il suo, prima letterario e poi anche politico, che si trasformò in amore incondizionato nei giorni drammatici dell’alluvione dell’Arno del novembre 1966. Sbrigativamente etichettato come ’il sindaco dell’alluvione’, Piero Bargellini in realtà fu molto di più. Auspice il ’sindaco santo’ Giorgio La Pira, con il vessillo della Dc, Piero Bargellini fu assessore comunale alle Belle Arti e all’Istruzione. Sotto la sua guida venne istituito il comitato per l’Estetica Cittadina che si occupò del restauro di palazzi, monumenti e tabernacoli. Sindaco a partire dal 29 luglio 1966, Bargellini fu primo cittadino che non parlava alla gente, ma che parlava con la gente.
Nel suo quartiere di residenza, Santa Croce, ancora oggi molti ricordano la sua tangibile vicinanza quotidiana all’uomo della strada. "I’ Bargellini" lo incontravi al bar a confrontarsi sui problemi della città, della sua città, della nostra città. Dialogava con il pizzicagnolo, il calzolaio, la merciaia, il lattaio, i librai. E si potrebbe continuare a lungo con la lista del suo personale porta a porta. Erano altri tempi, era un’altra Firenze, si dirà. Sarà così, ma di uno stile di vita improntato al servizio della comunità, del calore umano da parte di un politico, si avverte da tempo la mancanza.
Di recente è stata rinvenuta una lettera di Bargellini in data 8 maggio 1968. Passata l’emergenza alluvione, l’ex sindaco spiega i motivi che lo inducono ad accettare la candidatura al Parlamento. Parole di respiro internazionale, che a rileggerle oggi si rivelano, per l’ennesima volta, una dichiarazione d’amore per la bellezza di Firenze. "Ma fare il sindaco – e in quel momento! – significò per me la rivelazione d’una indomita città, nelle energie latenti e nei suoi bisogni impellenti: una città di cui mi resi interprete in patria e fuori di patria, dove raccolsi il palpito d’amore di tutto il mondo per la nostra Firenze. Alzai la mia voce – e voi l’udiste distintamente – sui problemi fiorentini, che non sono provinciali, ma nazionali e universali". Così si chiude la lettera: "Sarò ancora e sempre con voi, amici fiorentini, anche a Roma, ancora e sempre nel nome di Firenze".
Grazie ancora, Piero Bargellini.