REDAZIONE FIRENZE

Lo travolse con l’auto, condannato per omicidio volontario. Rigettato anche il ricorso straordinario in Cassazione

Voleva che si riaprisse il processo a suo carico Pierguido Sarzani, l’Ncc di Signa condannato per la morte di El...

Un’ambulanza (foto di repertorio)

Un’ambulanza (foto di repertorio)

Voleva che si riaprisse il processo a suo carico Pierguido Sarzani, l’Ncc di Signa condannato per la morte di El Alami El Baroudi, investito in via Pistoiese, nei pressi dell’Indicatore, la sera del 7 dicembre 2020. Trascinato per un tratto, l’uomo è morto qualche giorno dopo in ospedale. A novembre scorso la Cassazione ha confermato la condanna a 14 anni arrivata in Appello (dopo un’assoluzione in primo grado impugnata sia dalla procura, con il pm Christine Von Borries, che dalla parte civile, rappresentata dagli avvocati Elisa Baldocci e Luca Mancini): fu un omicidio volontario, non un incidente. Ma Sarzani, difeso dall’avvocato Massimiliano Palena, ha impugnato la sentenza della Cassazione, presentando un ricorso straordinario paventando un errore materiale. Secondo lui, che ha sempre sostenuto l’ipotesi accidentale, il racconto dell’unico testimone oculare, ovvero Petro Klodian, amico della vittima, non era attendibile. Il testimone aveva dichiarato di aver visto la Mercedes Vito, con a bordo Sarzani e la compagna, rallentare in prossimità delle strisce pedonali su cui la vittima stava per attraversare, per poi ripartire non curante del pedone travolgendolo e trascinandolo per qualche chilometro. Klodian, poi, avrebbe aggiunto di aver visto l’amico cadere all’indietro sull’asfalto, facendo una ricostruzione diversa dalla perizia, che invece posizionava il corpo di El Baroudi a pancia in giù. È su questa incongruenza che si basa in sostanza il ricorso straordinario della difesa.

Per la Cassazione, però, è infondato. Già la procura, in fase di appello, aveva sostenuto in realtà che il testimone non aveva potuto vedere tutta la dinamica della caduta. Ricorso quindi rigettato. Sarzani, inoltre, è stato condannato anche in sede civile a pagare 4mila euro a titolo di ulteriore risarcimento (non coperto dall’assicurazione) per il fratello della vittima.

Te.Sca.