Firenze, 24 agosto 2025 – “Il problema? È molto più grande. L’immobiliarismo ha preso in mano il controllo dell’urbanistica”. E se a dirlo è Massimiliano Fuksas, 81 anni, quattro studi di architettura fra Roma, Parigi, Shenzen e Shangai e opere che, in mezzo secolo, hanno plasmato il profilo di centinaia di spazi urbani dalla Cina a Strasburgo, passando per Roma e New York, vale la pena fermarsi. E riflettere. Le immagini del cubo nero che svetta dal lungarno sono state sottoposte a Fuksas nel suo buen retiro di Castelnuovo Berardenga, alle porte di Siena.

Fuksas, domanda a bruciapelo. A lei piace?
“Non mi entusiasma, ma non è questo il punto”.
E qual è?
“L’architettura non è una scienza esatta. Ho avuto miei progetti che sono stati odiati per anni e ora sono amati. Non ci sono né il bello, né il brutto”.

In che senso?
“Proprio a Firenze le porto l’esempio di Giuseppe Poggi: realizzò i viali e trasformò la Firenze Capitale, ma fu anche criticato. O la Torre Eiffel, odiata al tempo da Guy de Maupassant che ne scrisse l’ira di Dio. Oggi è simbolo della città. Il mio amico Richard Rogers, fiorentino, mi raccontò che una donna, durante una giornata di pioggia, lo riconobbe come l’autore del Beaubourg. Provò ad aggredirlo con l’ombrello”.
Ritento. L’ex teatro oggi è bello o brutto?
“Il concetto di bello o brutto è un concetto che rifiuto. Paul Virilio (filosofo, scrittore e urbanista francese direttore l’Ecole spéciale d’architecture ndr) mi invitò come ’visiting professor’. Gli chiesi: ’Caro Paul, che devo fare? Rispose: ’Agli studenti del mio corso faccio progettare prima una scuola bella. Nel secondo semestre chiedo di progettarne una brutta. Alla fine domando: ’Ditemi ora qual è quella bella e quale brutta?’”.
E la risposta qual è ?
“Che non si tratta di un fatto estetico, ma di come l’architettura va incontro alle persone e se diventa parte del loro Bene o no. C’è invece un problema enorme che non è quello della bellezza e che riguarda Firenze come altre città”.
Quale?
“L’Italia ora è in mano agli immobiliaristi che, per decenni, soprattutto Firenze, era riuscita a evitare. Dobbiamo riprendere in mano l’equilibrio urbano delle città”.
Come fare?
“Bisogna analizzare le città e capire quanto e cosa possano assorbire e gestire. A prescindere dal bello o dal brutto. La politica ha dimenticato completamente l’urbanistica e cosa sono le città. La sensazione, anche nel caso di Firenze, infatti è che nessuno scelga o abbia scelto: manca la politica e manca l’urbanistica. Alla fine quella copertura di alluminio è stata scelta dagli immobiliaristi. Sembra siano scomparsi i responsabili. Sarà forse che a scomparire è stata la politica? Impegnata in altro?”.
Quando è iniziata questa tendenza?
“Da una ventina di anni. Nel 2000 ero direttore della Biennale di Venezia. Parlai dello sviluppo delle città con un intervento dal titolo ’Meno estetica, più etica’. Ma sembra che la cosa non sia interessata visto che 25 anni dopo siamo così. L’immobiliarismo ha preso in mano il controllo dell’urbanistica”.
Spesso gli immobiliaristi godono di capitali con i quali il pubblico non può competere.
“Sì. Ma ci deve essere un piano, un disegno, soprattutto adesso che il ceto medio, praticamente, non esiste più: quanti Airbnb ci possono essere? Quante residenze per turisti? Quanti alloggi sociali? Nel nostro Paese non vediamo un piano di case popolari dal 1949. Oggi invece si mette la ’ciliegina sulla torta’ di complesse operazioni immobiliari destinando piccole percentuali di queste ad alloggi sociali. Il cosiddetto ’mixed user’ sta diventando mancanza di pianificazione che, ripeto, è stata subappaltata agli immobiliaristi. È una nuova versione di quella che una volta si chiamava rendita fondiaria”.
È una malattia tutta italiana?
“In Spagna e in Francia stanno accadendo cose diverse. L’ex sindaca di Barcellona aveva iniziato a fare case a basso costo e sostenibili, a Parigi sono stati predisposti piani da 130 fino a 150mila alloggi popolari l’anno”.
Il progetto di Firenze è stato approvato dalla Soprintendenza. A lei hanno mai detto no?
“Non mi sono mai scontrato, a memoria, con una Soprintendenza. Ho fatto Milano Fiera e il nuovo centro congressi di Roma. A Roma ho ristrutturato un immobile del 1901, il palazzo dell’ex Unione Militare: ho eliminato due piedi abusivi e li ho sostituiti con una struttura contemporanea. Ho fatto tante altre cose ardite, mai avuto scontri”.