BENEDETTO FERRARA
Cronaca

L’idolo luminoso della porta accanto

Celeste è un nome raro, è un cielo senza nuvole. E’ luce, serenità. Questo era per noi l’ex viola che aveva scelto quel colore per sempre

Celeste Pin

Celeste Pin

Buio. All’improvviso. Restiamo senza parole, inghiottiti nel vuoto e nel silenzio, con gli occhi che puntano dritti su un muro bianco dove il nostro hardware interiore inizia a proiettare le immagini sgranate del nostro idolo della porta accanto, un ragazzo bellissimo coi riccioli castani. E’ alto, ha i lineamenti perfetti, la dolcezza nello sguardo e la garra di chi va in campo con un solo obiettivo piantato in testa: lasciare a secco il suo avversario. Celeste è un nome raro, è un cielo senza nuvole. E’ luce, serenità. Questo era per noi l’ex viola che aveva scelto quel colore per sempre. Era arrivato a Firenze prendendo il posto di Pietro lo zar, uno difficile da sostituire. Troppo forte Vierchowod per non pagare un prezzo. Ci voleva carattere. E Celeste piano piano lo trovò, in quella Fiorentina a cui era stato appena scippato uno scudetto. Meglio secondi che ladri: noi ci consolammo così. Ma lui a Perugia aveva già avuto modo di fare i conti con quel mondo in bianco e nero. Occhi gentili ma carattere oltre le righe, quando c’era in gioco la parola giustizia. Le grida alla panchina juventina nella finale di Uefa del ’90 spiegano la forza di un’idea, l’altra faccia di quel carattere mite e di quell’approccio educato e spesso ironico che però faceva i conti con un mondo che è una sfida continua. Celeste e il Caudillo Passarella. Una fortuna giocare accanto a uno così. Lui lo sapeva. E imparava. Firenze gli voleva bene, le ragazzine saltavano la scuola per salire sul Ciao e andare ad aspettarlo fuori dai Campini. In questi giorni fatti di dolore e di mille aggettivi, forse quello più giusto lo ha trovato Ciccio Graziani, il suo compagno di quei giorni che lo ha definito luminoso. E tanta luce a volte trova oltre il confine l’ombra che non ti aspetti. Tanta forza e tanta vita possono nascondere altrettanta fragilità. In un mondo di plastica facciamo finta che tutto questo non esista. Solo le tragedie ci costringono ad aprire gli occhi. Ma certi amici ci lasciano addosso solo bei ricordi. Un tackle riuscito, un colpo di testa che spazza l’area di rigore, una stretta di mano e un sorriso sincero. Celeste era il tuo nome, il viola il tuo colore. Ciao splendido ragazzo, per sempre uno di noi.