
Una foto di Giovanni Galli in ritiro insieme a Celeste Pin e Claudio Gentile. L’ex portiere viola era ancora in contatto con Pin (foto Ag. Aldo Liverani Sas)
Firenze, 24 luglio 2025 – “Perché?”. Una sola parola, stretta in mezzo alle lacrime che sibila spezzando silenzio e incredulità senza trovare risposte. “Perché?”, la domanda rimbomba nella testa di Giovanni Galli, storico portiere viola. È la domanda che nelle ultime ore assilla tutti gli ex compagni di quella gloriosa Fiorentina. La morte di Celeste Pin, trovato senza vita nel primo pomeriggio di martedì nella sua casa a Firenze, non ha spiegazioni per chi ha condiviso con lui anni di spogliatoio, il luogo dove si creano amicizie e si cementificano legami capaci di resistere nel tempo.
“A tutto potevamo pensare tranne che a questo – sospira Galli – So che in questi giorni stava organizzando una partita di beneficenza a Forte dei Marmi, la tragica notizia della sua morte ci ha presi tutti alla sprovvista”. E “tutti” sono loro, i compagni di squadra: Daniel Bertoni, Renzo Contratto, Eraldo Pecci. Il gruppo Whatsapp si chiama ’Quelli dell’82’, c’è anche l’ex presidente viola Ranieri Pontello. I messaggi di Celeste Pin però non ci sono più e da martedì pomeriggio nessuno riesce a darsi pace. “Celeste era un uomo buono ed elegante, in campo e fuori – ricorda l’ex numero uno della Viola –. Non gli ho mai sentito alzare la voce, mai una volta che l’ho visto arrabbiato. Una qualità che in pochi hanno”.
Oggi lo piangono non solo la città di Firenze e la Fiorentina ma tutto il mondo del calcio. “Celeste era davvero una gran bella persona, per questo il dispiacere adesso è così grande – riprende Galli –. Questo suo dolore che aveva dentro, a noi non l’aveva mai manifestato. Ora l’unica cosa che riusciamo a dire è: ’Perché lo hai fatto?’”.
L’ex portiere viola corre indietro con i ricordi e ripercorre quei primi anni Ottanta, quando la Fiorentina era trascinata dalle giocate di Antognoni, dalle sue parate, dagli interventi puliti di Pin: “Contratto prendeva a calci tutti – ancora Galli – Celeste anche, ma in maniera più elegante. Arrivò a Firenze che era un ragazzo, era sempre molto timido così noi che eravamo i senatori cercavamo di metterlo a suo agio. E così spesso veniva a cena a casa da me e mia moglie. Celeste era sempre pacato e impeccabile”. Poi Galli è andato a Milano e Pin è diventato una bandiera della Fiorentina, simbolo genuino contro “l’arroganza bianconera” che piegò i viola nella beffarda finale Uefa di 35 anni fa. I contatti non si sono mai interrotti. “Ho conosciuto la sua prima e seconda moglie, ci siamo rivisti nel corso degli anni durante le riunioni della squadra o agli eventi di beneficenza”. Il pensiero verso chi è meno fortunato come una costante. “Proprio in questi giorni stava organizzando una partita di beneficenza a Forte dei Marmi – rimarca Galli –. Celeste aveva la sua attività da agente immobiliare, è stato responsabile del settore giovanile dell’Affrico, spesso lo vedevo giocare a carte con gli anziani del quartiere. A volte ci incontravamo al bar di Coverciano per una colazione, l’ultima volta che l’ho visto era più o meno una ventina di giorni fa”. Sempre pacato, elegante. “Con quel suo dialetto veneto – conclude l’ex portiere viola –, mai una parola fuori posto. Celeste c’era sempre ma non si faceva sentire”. E ora che invece non c’è più, questo silenzio è assordante. E manca a tutti.