
Celeste Pin (Germogli)
Firenze, 22 luglio 2025 – “Nove anni giocati con la maglia viola mi hanno coinvolto emotivamente al punto da farmi diventare tifoso. E’ il più bel regalo che il destino mi potesse riservare”. Veneto di San Martino di Colle Umberto (in provincia di Treviso), dove era nato il 25 aprile 1961, Celeste Pin (trovato morto in casa il 22 luglio) era legato in maniera appassionata alla Fiorentina e alla sua esperienza in viola. In quei nove anni, per l’impegno, il rendimento e l’attaccamento alla maglia diventa una bandiera del tifo gigliato. Decisivo in questo senso l’episodio della finale Uefa contro la Juventus, il 16 maggio 1990, con Pin che negli spogliatoi alza la voce per la rabbia dopo che l’arbitro spagnolo Aladren aveva convalidato un gol bianconero nonostante un’evidente spinta di Casiraghi proprio ai danni di Pin. In un’intervista del maggio scorso al nostro giornale, scritta da Emanuele Baldi, Pin raccontava: “Dopo quel loro gol irregolare, Casiraghi si avvicinò a centrocampo ridendomi in faccia e mi disse: ’Ricordati che noi siamo la Juve…. Da allora sono più viola che mai”.
Ovviamente Pin, stopper di buone doti tecniche, non è solo quello della rivalità con la Juve. La sua carriera comincia nel Perugia: prima nelle giovanili, poi a 18 anni in prima squadra. L’esordio in A il 16 dicembre 1979, nel Perugia di Castagner, proprio contro la Juventus con gol umbro di Paolo Rossi.
Arriva in viola nell’estate 1982 con un compito impegnativo: sostituire Vierchowod e coprire le numerose (ed efficaci) proiezioni offensive di Passarella. Pin, più tecnico e meno potente di Vierchowod se la cava egregiamente. il primo gol in maglia viola è al Verona (1-1 a Firenze) il 28 novembre 1982. In quegli anni è uno dei pilastri della difesa viola: nel 1983-84 regge il reparto con Renzo Contratto in una formazione molto offensiva, che chiude al terzo posto con 31 reti al passivo, sesta difesa del campionato. Si toglie anche la soddisfazione di segnare un gol in Coppa Uefa al Boavista, una rete entusiasmante (proprio sotto la Curva Fiesole), purtroppo inutile perché il turno lo passano i portoghesi.
Dopo nove stagioni lascia Firenze, va a Verona e poi a Siena dove chiude la carriera. Non si chiude, però, la sua storia d’amore con Firenze e continua a restare nell’ambiente, presenziando alle iniziative del Museo Fiorentina e delle Glorie Viola (oggi Storia Viola) intervenendo sempre con passione e competenza.