ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Euro32 al Franchi. L’assist di Gravina

Il presidente Figc: "Firenze dà rassicurazioni"

Operai al lavoro nel cantiere dello stadio Artemio Franchi di Firenze

Operai al lavoro nel cantiere dello stadio Artemio Franchi di Firenze

Da Roma un sospiro di sollievo, da Firenze un ottimismo che si rafforza con il passare dei giorni. Si può riassumere così l’ultima puntata legata alla questione dello stadio Franchi, nel giorno delle esternazioni di Gabriele Gravina. Il presidente della Figc, alle prese con le riunioni per valutare gli impianti idonei a ospitare gli Europei di calcio del 2032, ha parlato a margine del consiglio federale in merito alla prossima nomina della nuova figura del commissario degli stadi. A chi gli ha chiesto della situazione del Franchi (la sindaca Funaro ha già presentato la candidato ufficiale), Gravina ha ammesso di aver tirato un "sospiro di sollievo per Firenze, che dovrebbe aver completato il circuito di finanziamento anche grazie all’aiuto del governo".

Parole che confermano quanto era filtrato nei giorni scorsi: delle 11 città in lizza per ospitare la competizione in tandem con la Turchia, Firenze è nella griglia delle favorite. "Siamo felici del fatto che potrebbe essere una città con le caratteristiche per rientrare tra le candidate", ha aggiunto il numero uno della Figc. E le altre candidate? Lo stadio della Juventus sembra certo di un posto, così come l’Olimpico che però ha bisogno di lavori. Stesso discorso per quasi tutti gli altri impianti che rispetto al Franchi, devono rincorrere. E a correre contro il tempo. Perché, come ha detto Gravina, "abbiamo intuito che per alcune città da noi indicate per ospitare Euro 2032 forse ci sarà qualche problema, perché ci sono resistenze legate a situazioni ambientali, logistiche, territoriali e di disponibilità rispetto a chi sta dando ampie rassicurazioni sull’investimento. Ci sono delle impossibilità – ha aggiunto –, da parte di alcuni soggetti di seguire gli standard richiesti dall’Uefa". Su tutti, spicca il caso San Siro, che a oggi non rispetta i 130 paletti imposti dall’Uefa.

Il tema stadi richiama anche quello del commissario. Una partita altrettanto delicata. "Mi rimetto alle decisioni politiche, aspettiamo le scelte – ha concluso Gravina –. Ricordo però che gli investimenti sugli stadi non dipendono dal commissario ma dalle proprietà e dagli enti locali che ne hanno la disponibilità. Ci vuole un giusto equilibrio tra una necessaria sburocratizzazione, i colloqui col territorio e la volontà delle proprietà a fare questo tipo di investimento".