Firenze, 7 settembre 2025 – “Ancora il mostro”, urlò La Nazione con uno di quei titoli che sono entrati nella storia di questa storia criminale. Il giorno prima, lunedì 9 settembre 1985, un giovane di San Casciano, nel boschetto degli Scopeti, anziché i funghi trovò i cadaveri delle ennesime vittime del serial killer, i turisti francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Si erano accampati su quella piazzola con una tenda canadese. Saranno gli ultimi morti, sedici in totale, della calibro 22. Lei sfregiata come altre tre donne in precedenza, lui finito a coltellate dopo che aveva tentato di scappare.
L’epilogo
Ma nessuno, allora, poteva sapere che il mostro si sarebbe fermato quella notte. Il killer forse sì, perché dopo quel colpo, fece una cosa che non aveva mai fatto in diciassette di anni di macabre esecuzioni: inviò al magistrato Silvia Della Monica, che si era occupata in precedenza dei delitti, una lettera anonima con un pezzo di quel seno che, con il coltello, aveva tagliato.

Quarant’anni dopo, non c’è più la psicosi di allora e che attanagliò Firenze, e non solo, per diverso tempo. Ma la vicenda del mostro è stata tutt’altro che chiusa dai processi, prima al contadino di Mercatale Pietro Pacciani, poi ai compagni di merende Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Ma di dubbi, in questa vicenda, ce ne sono un po’ ovunque. E chissà se si dissiperanno mai, nonostante fascicoli ancora aperti, commissioni parlamentari, discussioni in rete.
La data
Il delitto di Scopeti è anche al centro della richiesta di revisione presentata dal nipote del postino, Paolo Vanni, rigettata in prima istanza e ora al vaglio della Cassazione. Ufficialmente, il mostro ammazzò i francesi nella notte di domenica 8 settembre tra le 22 e le 23. Lo stabilirono le perizie medico-legali di allora, che tennero conto del diverso stato dei due corpi: quello della donna, rinvenuto nella tenda sotto il sole, era più decomposto di quello dell’uomo, trovato seppellito dai rifiuti nella macchia.
Anni dopo, una conferma della domenica sera arriverà pure da Lotti: disse che, mentre si trovava nascosto con l’amico Ferdinando Pucci, vide Vanni tagliare la tenda e Pacciani sparare. Una recente consulenza entomologica, basata sulla fauna cadaverica presente sul corpo della donna (che non ha però convinto i giudici della corte d’appello di Genova), retrodata il delitto al venerdì.
“Penso che sia avvenuto il sabato, senza poter escludere la domenica”, dice l’avvocato Vieri Adriani, che è stato il legale delle famiglie francesi e ha scritto un libro che s’intitola “Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata”.
“Sono aspetti logici più scientifici – prosegue Adriani – Non ci sono scontrini che documentano la loro presenza a San Casciano (Nadine ne aveva invece conservati altri relativi al viaggio in Italia, ndr), non c’è il senso di sostare per giorni in quella piazzola senz’acqua, non ci sono segni della loro esistenza in vita la domenica, i riconoscimenti non sono attendibili. E c’è la mancata presenza a Bologna”, dove la Mauriot, commerciante di scarpe, avrebbe dovuto visitare una fiera che si concludeva lunedì 9.
E allora Lotti cosa ha visto la domenica? “Lotti potrebbe essere andato a compiere atti di sciacallaggio come secondo me ci sono stati altre volte - aggiunge Adriani -. Non penso che Pacciani, Vanni e Lotti fossero estranei, ma non nel ruolo che è gli è stato attribuito ma in uno sicuramente minore. Come “apripista“ prima o dopo come sciacalli”.
La lettera
Ma l’ultimo delitto del mostro ha la particolarità di essere stato “rivendicato“ dalla lettera alla Della Monica. Imbucata a San Piero a Sieve, composta da lettere ritagliate da una rivista per comporre il destinatario, è l’unico elemento in possesso agli inquirenti che ricondurrebbe direttamente al mostro o a un membro dei “mostri”.
Il consulente della procura, Ugo Ricci, ha provato anni addietro e anche di recente a cercare un Dna dietro al francobollo. Ma chi compose la missiva ebbe, quarant’anni fa, l’accortezza e la lungimiranza di non lasciarci alcuna sua traccia. E ancora oggi non c’è una spiegazione certa al perché il lembo di seno della Mauriot sia stato indirizzato proprio alla Della Monica. Nel 1985 non faceva più parte delle indagini, ma c’era lei a capo degli investigatori quando, tre anni prima, la scia d’omicidi venne ricollegata al delitto avvenuto a Signa nel 1968. Ma è stata anche l’unica pm donna a dare la caccia al mostro.