
Il neurochirurgo Gastone Pansini, nell'immagine piccola, ha operato la giovane studentessa che riportò un gravissimo trauma cranico nel luglio 2022 dopo un incidente in bicicletta
Firenze, 2 settembre 2025 – Un incidente in bicicletta gravissimo. Una ragazza di vent’anni che, in pochi minuti, si trova a lottare tra la vita e la morte. È la notte del 2 luglio 2022 quando, in via Tornabuoni a Firenze, Valeria Valverde, studentessa del Costa Rica cade dalla bici e batte la testa contro un marciapiede.
Le sue condizioni sono disperate. Trasportata d’urgenza all’ospedale di Careggi, la 20enne viene sottoposta a un delicato intervento neurochirurgico, una craniotomia con asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione intracranica. Poi il coma. Al suo capezzale resta sempre la madre Liliana. La donna, profondamente cattolica, decide di recarsi in pellegrinaggio ad Assisi per pregare sulla tomba del beato Carlo Acutis.

Mentre si trova nella città di San Francesco, la mamma di Valeria riceve una telefonata dall’ospedale che la informa del miglioramento improvviso della figlia. La ragazza ha ripreso a respirare spontaneamente, pochi giorni dopo riprende anche a muoversi e, parzialmente, a parlare. Settimane dopo la Tac evidenzia la scomparsa dell’
emorragia cerebraleLa consulta medica del Vaticano ha ritenuto questa “guarigione inspiegabile dalla scienza medica", portando a riconoscerla ufficialmente come un miracolo attribuito all’intercessione di Acutis. Con il riconoscimento di questo miracolo il giovane ha raggiunto tutti i requisiti per essere dichiarato santo.

Abbiamo ricostruito le ore e i giorni drammatici successivi all’incidente insieme al dottor Gastone Pansini, il neurochirurgo dell’ospedale di Careggi che ha operato Valeria Valverde.
Dottor Pansini, perché il risveglio della giovane è stato definito dalla Chiesa un miracolo?
«Non ho le competenze per rispondere a questa domanda. La vicenda è stata studiata e valutata da esperti in questo ambito, accreditati e inviati dalla Chiesa, che hanno deciso secondo i loro criteri e in base alle specifiche conoscenze in materia».
Lo stato di coma della giovane era irreversibile? Come si può spiegare a livello medico?
«Si può parlare di coma irreversibile solo quando il paziente non risponde positivamente ai trattamenti e alle terapie eseguite per ridurre i danni del trauma, e dopo specifici esami neurofisiologici. Questo accade, ad esempio, quando l’intervento chirurgico e il supporto rianimatorio non portano all’esito atteso. Nel caso di Valeria, invece, la paziente ha risposto positivamente alle terapie uscendo dallo stato di coma».
Quante speranze di sopravvivenza aveva la ragazza all’arrivo in ospedale?
«La deontologia medica, il segreto professionale e le norme sulla privacy non consentono di divulgare dettagli clinici su un paziente individuabile. Posso solo dire, in generale, che non è possibile prevedere l’evoluzione dei pazienti con gravi cerebrolesioni post-traumatiche. Ogni caso è unico e influenzato da molte variabili: la dinamica dell’impatto, l’entità del danno osseo e cerebrale, l’area colpita, eventuali comorbilità, fattori di rischio e terapie pregresse».
Che tipo di intervento chirurgico è stato eseguito sulla ragazza?
«Sono state adottate le procedure chirurgiche e anestesiologiche previste in questi casi dalle linee guida. Successivamente, come avviene per tutti i pazienti, è stata monitorata la risposta ai trattamenti».
Come sta oggi Valeria?
«È in buona salute, come confermano i controlli periodici a cui si sottopone».
Scienza e fede: se per la Chiesa il caso è un miracolo, che cosa rappresenta invece per i medici?
«Ritengo che la percezione di un evento come miracoloso non dipenda dalle conoscenze scientifiche o dalle competenze sanitarie, ma dalla sensibilità interiore delle persone, dalle convinzioni religiose e, in ultima analisi, dalla decisione della Chiesa in questo ambito specifico».