Serena Valecchi
Cronaca

Come la fede cambia il cervello: il miracolo di Carlo Acutis e la scienza della guarigione

Il 7 settembre il 15enne morto dopo una leucemia fulminante sarà proclamato santo dopo un miracolo riconosciuto dalla Chiesa: il risveglio da un coma profondo, avvenuto all’ospedale di Careggi, di una studentessa 22enne. Il neurologo Sandro Sorbi spiega i dati scientifici dietro il legame tra fede e salute

Come la fede cambia il cervello: il miracolo di Carlo Acutis e la scienza della guarigione

Firenze, 3 settembre 2025 – Il rosario tra le dita, un prete che passa tra i letti dei malati e prega con loro: immagini quotidiane negli ospedali. Gesti che, fino a pochi anni fa, la scienza guardava con distacco e scetticismo. Oggi, invece, le neuroscienze mostrano come la fede possa avere effetti benefici sulla salute e sui processi di guarigione.

Il 7 settembre Carlo Acutis, il quindicenne morto nel 2006 per una leucemia fulminante, sarà proclamato santo. La decisione è legata al riconoscimento, da parte della Chiesa, di un miracolo: la guarigione “insperata” di Valeria Valverde, giovane costaricana ricoverata in coma profondo all’ospedale Careggi di Firenze in seguito a un’emorragia cerebrale dovuta a un incidente stradale. La madre della ragazza pregò per un giorno intero sulla tomba di Acutis ad Assisi. Valeria si svegliò dal coma poco dopo. Un caso che ha riacceso il dibattito sul rapporto tra fede e guarigione.

Il primo a indagare sistematicamente il legame tra spiritualità e attività cerebrale è stato Herbert Benson, fondatore del Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine del Massachusetts General Hospital di Boston, pioniere nello studio della preghiera e della meditazione come strumenti di supporto alla guarigione. Non si tratta più di chiedersi se la fede possa guarire, ma di capire come agisca sui circuiti neuronali. Ne abbiamo parlato con il professor Sandro Sorbi, neurologo e direttore scientifico dell’Irccs Don Gnocchi di Firenze.

Professor Sorbi, la fede può influenzare la guarigione?

«Alcuni studi hanno cercato di valutare se e come la fede, e la spiritualità in generale, possano facilitare il processo di guarigione. La maggior parte delle ricerche dimostra che il coinvolgimento religioso è associato a migliori esiti di salute, tra cui una maggiore longevità e una qualità di vita superiore, anche in caso di malattia terminale. Influenze positive si riscontrano anche su ansia e depressione. Sono stati evidenziati effetti anche sulla capacità di recupero dalla dipendenza da droghe».

Quali cambiamenti neurobiologici avvengono nel cervello durante la preghiera?

«Specifiche pratiche di preghiera, in particolare quelle che coinvolgono modelli di respirazione ritmica controllata, attivano regioni cerebrali chiave, associate alla regolazione emotiva e alla sintesi di serotonina, molecola che regola l'umore. Gli aspetti meditativi della preghiera possono favorire ulteriormente l'equilibrio neurochimico, riducendo lo stress e promuovendo sentimenti di pace interiore».

Esistono differenze neurologiche tra chi ha una forte spiritualità e chi non crede?

«Gli studi di imaging cerebrale mostrano che la fede attiva la corteccia prefrontale, area responsabile della regolazione emotiva e dei sistemi di ricompensa. Questa attivazione migliora la capacità del cervello di gestire lo stress e di prendere decisioni più consapevoli. La fede, dunque, si configura anche come un fenomeno neurobiologico. In due studi condotti con il test di Stroop – un noto esame di controllo cognitivo – è stata registrata un’attività minore della corteccia cingolata anteriore (Acc) nei credenti rispetto ai non credenti: questa area del cervello segnala quando è necessaria maggiore attenzione o correzione del comportamento. Quanto più forte era la fede, tanto minore era l’attivazione e il numero di errori commessi».

Gli studi sul cervello e la fede possono aiutarci a sviluppare nuove terapie?

«Al momento non abbiamo studi specifici in tal senso. Tuttavia, l’integrazione tra neuroscienze, psicologia e spiritualità apre prospettive interessanti, soprattutto per la gestione dello stress e delle patologie psichiatriche».

Tra le varie tradizioni spirituali ce n'è qualcuna dove il rapporto tra preghiera e guarigione è più marcato?

«Non esistono studi comparativi adeguati. La qualità della preghiera, ovvero la profondità del coinvolgimento emotivo e personale, ha un ruolo più determinante della confessione religiosa di appartenenza».

Nella sua lunga carriera, professor Sorbi, le è mai capitata una guarigione non spiegabile scientificamente?

«No, non mi è mai capitato. Ma ho visto molte storie di resistenza, caparbietà e ripresa che potevano sembrare insperate».

Ci si può svegliare da un coma definito irreversibile?

«Il coma dura generalmente non più di 3-4 settimane, fatta eccezione per il coma farmacologicamente indotto. Dopo questo periodo, se il paziente non muore, entra nello stato vegetativo: si modifica l’elettroencefalogramma (Eeg) e il paziente può riaprire gli occhi. Durante lo stato vegetativo, che può durare anni, si riprende l’alternanza sonno-veglia, ma non vi è evidenza clinica che il paziente abbia consapevolezza di sé o dell’ambiente, e quindi non risponde a stimoli. Quando inizia a rispondere anche minimamente a qualche stimolo, entra in uno stato definito di minima coscienza».

Cosa accade nel cervello al risveglio dal coma?

«Il passaggio dal coma a livelli superiori di coscienza, come lo stato vegetativo, consiste nel recupero di alcune funzioni a livello del tronco encefalico, struttura fondamentale per la vita, che regola il ritmo sonno-veglia, il controllo del respiro e del battito cardiaco».