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Cronaca

Funghi, che passione: ma attenzione, anche gli esperti possono sbagliare. I consigli utili

L’amanita falloide resta il pericolo numero uno. Daniela Donati, micologo dell’Asl Toscana Sud Est, dà una serie di preziosi consigli ai cercatori di funghi

Daniela Donati, tecnico della prevenzione micologo dell’Ast Toscana Usl Sud Est di Arezzo

Daniela Donati, tecnico della prevenzione micologo dell’Ast Toscana Usl Sud Est di Arezzo

Firenze, 5 settembre 2025 – Funghi, che passione. Attenzione, però, perché anche i più esperti possono esser tratti in inganno.  Ogni anno, infatti, si registrano intossicazioni, a volte gravi, perfino mortali. Abbiamo chiesto a Daniela Donati, tecnico della prevenzione micologo dell’Asl Toscana Sud Est di Arezzo, di tracciare un vademecum utile ai cercatori.

Quali sono le principali regole da seguire per distinguere i funghi commestibili da quelli velenosi?

"La regola fondamentale è una sola: portarli agli ispettorati micologici. Solo un micologo può stabilire se un fungo è commestibile oppure tossico o addirittura mortale. Anche chi va da anni nel bosco può cadere in errore: purtroppo abbiamo registrato casi di decessi per amanita falloide anche tra persone considerate esperte, che sono morte insieme ai loro familiari. Dunque, mai sentirsi sicuri: la certezza si ha solo dopo la verifica”.

Molti pensano che limitarsi a raccogliere i porcini sia sufficiente per stare tranquilli. È davvero così?

"No, perché anche i porcini devono essere controllati. All’ispettorato, oltre al riconoscimento, vengono date informazioni sulle modalità di cottura e conservazione: alcuni funghi vanno sbollentati prima di cucinarli, per fare un esempio. È poi importante anche la quantità: troppi funghi tutti insieme possono provocare indigestione. Inoltre, il fungo deve essere sano: se è invaso da larve o parassiti può causare disturbi gastrointestinali. E non bisogna mai dar funghi ai bambini sotto i 12 anni, perché il loro organismo non è pronto per digerirli, fatta eccezione per gli champignon coltivati, che rientrano tra gli ortofrutticoli”.

Vale lo stesso discorso anche per i funghi che crescono nei prati?

"Certamente. Non tutti i prataioli sono commestibili, quindi anche in questo caso serve il controllo. Il servizio dell’ispettorato micologico è gratuito e richiede solo pochi minuti: per verificare un cestino bastano cinque minuti. È importante raccogliere in modo oculato: lasciare i funghi piccoli e quelli sconosciuti nel bosco, non raccogliere più di tre chili al giorno (pena sanzione e sequestro) e non prendere porcini con cappello inferiore a 4 centimetri. Inoltre mai raccogliere ovuli chiusi, perché l’amanita cesarea in quella fase può essere facilmente confusa con l’amanita falloide, che è mortale”.

Quali accorgimenti pratici consiglia a chi si prepara per una giornata di raccolta?

"Intanto, niente improvvisazioni: andare nei boschi in canottiera e pantaloncini è pericoloso. Ci si può imbattere in zecche, vipere, animali. Bisogna indossare abiti adeguati, coprirsi, usare scarponcini per non scivolare, un cappellino e sempre il bastone, mai rastrelli. Sono regole di buon senso da applicare sempre”.

In caso di sospetta intossicazione, quali sono i campanelli d’allarme e cosa bisogna fare subito?

"Dipende dal tipo di fungo ingerito. Se si tratta di un’intossicazione a breve latenza, i sintomi compaiono entro sei ore: vomito, diarrea, disturbi gastrointestinali. Nel caso dell’amanita falloide, invece, i sintomi possono insorgere anche dopo diversi giorni. In ogni caso, bisogna recarsi immediatamente al pronto soccorso. Alcuni funghi danno anche sudorazione o cefalea. È fondamentale portare con sé i resti dei funghi consumati, oppure delle foto, per permettere l’identificazione. A volte i familiari tornano perfino sul luogo di raccolta per recuperare altri esemplari. In base al fungo ingerito, viene attivato subito il centro antiveleni. Spesso i sintomi compaiono la sera, anche verso le 19 o la notte: non bisogna mai aspettare, ma agire con urgenza”.