
Il cantante e attore si racconta: "Mi sono sempre affiancato ai grandi per imparare il mestiere". Un capitolo della vita è dedicato al doppiaggio: "La mia voce per la bionda Janice dei ‘Muppet’".
"Mi sono sempre affiancato ai ‘grandi’ per imparare da loro. Come si dice a Firenze: vado a bottega, imparo l’arte e la metto da parte". Parola di Lorenzo Andreaggi, attore, regista, doppiatore e cantante considerato l’erede (canoro) di Narciso Parigi. Nato a Bagno a Ripoli 35 anni fa, da sempre vive con la famiglia al Bandino ("con genitori, zii, cugini... viviamo come i Puffi, in una grande comunità"). E ha l’arte nel sangue.
Prima performance a nemmeno tre anni per le selezioni dello Zecchino d’oro. Da quel momento non si è più fermato...
"E pensare che all’asilo ero un bimbo timido. Non ci volevo andare, facevo impazzire mia mamma perché volevo restare a casa a giocare con il cane".
Poi?
"Alle elementari ho iniziato a fare il ‘buffone’, mi piaceva far ridere gli altri e alle recite scolastiche chiedevo sempre alla maestra di poter cantare da solista. Ma è alle superiori che sono diventato uno ‘squilibrato’ come tutti gli artisti: prendevo in giro i professori, facevo le loro imitazioni e pure le caricature".
Il primo capitolo della sua vita è dedicato al teatro?
"E al cinema. Mio zio era appassionato di nuove tecnologie, stiamo parlando degli anni Novanta: aveva una videocamera. E riprendeva ogni istante della nostra vita: i miei primi dieci anni sono tutti immortalati, poi lo zio è morto. Mi sono abituato fin da piccolo a stare sotto gli occhi di una telecamera. All’inizio del Duemila ho iniziato a frequentare la scuola di teatro di Adelaide Foti e a 16 anni sono entrato nella sua compagnia stabile, in seguito sono diventato capocomico della Compagnia Giovani del Teatro Reims di Firenze. Dal 2003, invece, ho seguito la scuola di cinema di Giuseppe Ferlito".
A vent’anni la grande occasione...
"Sì, ottengo la prima parte nel film di Neri Parenti ‘Amici Miei 400’, una sorta di prequel alla saga originale di ‘Amici Miei’. Ma forse era meglio intitolarlo in altro modo... Per me è stata l’occasione di lavorare al fianco di Eros Pagni e tanti altri. Al provino mi chiesero dei cortometraggi da mostrare: ne avevo oltre 200, li vollero tutti".
L’incontro con Narciso Parigi ha dato la svolta alla sua carriera di cantante?
"Narciso per me è un maestro di vita, un secondo nonno".
Come vi siete conosciuti?
"Nel 2013 gli scrivo una lettera per raccontargli la mia grande passione per la musica melodica. Lui mi risponde dopo sei mesi: si scusa dicendo che la lettera era finita dietro un vaso e mi invita a casa sua. Il feeling nacque all’istante: lui si mise al pianoforte e io iniziai a intonare le sue canzoni. Mi propose immediatamente di incidere quelle canzoni che aveva portato in America e che non erano mai arrivate in Italia. Risposi di no".
Come no?
"Gli dissi: ‘No maestro, non sono un cantante’. Quando raccontai agli amici di aver rifiutato la proposta, tutti mi diedero del bischero".
Poi, però, ha cambiato idea?
"Sì, nel 2017 alla festa per i suoi novant’anni, dopo un bel po’ di lezioni di canto. Narciso scelse 17 canzoni melodiche che ho interpretato insieme a ‘gente famosa’ come Stefano Bollani, Finaz, il tenore Fabio Armiliato, l’amica Irene Grandi. Il disco ‘Italia, America e ritorno’ (Egea/Incipit Records) è uscito nel 2020, poco dopo la scomparsa di Narciso. La cerimonia a Palazzo Vecchio, nel 2018, per il passaggio di testimone, è stato il momento più bello della mia vita, ricordo ancora l’emozione per questa grande responsabilità".
E come sta andando?
"Da qualche anno con la mia band, al pianoforte c’è Federico Calabretta, facciamo concerti in tutta la Toscana e siamo ospiti del canale nazionale Tv2000. Proponiamo le canzoni fiorentine e anche brani dei grandi personaggi italiani del passato".
Ha lavorato anche con Sergio Forconi...
"Conosciuto tramite Narciso, sempre a una festa di compleanno! Gli chiesi se volesse partecipare al mio terzo film da regista, ‘Fiabe italiane’, liberamente ispirato a sei racconti della tradizione popolare italiana".
Nel quarto capitolo della sua vita c’è il doppiaggio: ci racconta?
"Ho seguito la scuola di doppiaggio di Gino La Monica a Roma, poi però la cosa era morta lì. Un paio d’anni fa ho conosciuto durante un provino il direttore della Royfilm, la società che si occupa del doppiaggio italiano dei film Disney. Così sono diventato la voce della bionda Janice dei ‘Muppet’. Poi presto la voce ad alcuni personaggi cantanti dei Griffin e sono Bernoccolo della serie cartoon ‘DinoCuccioli’, dedicata ai dinosauri".
Ama la fiorentinità in tutte le sue sfaccettature, compresa quella calcistica...
"Sembra ieri l’incontro con Joe Barone. Mi chiama per propormi di scrivere una canzone per la Fiorentina. Io subito: ‘No, l’inno di Narciso non si tocca’. Voleva un brano moderno da far sentire allo stadio, prima delle partite. ‘Questa è Firenze’ è la mia dichiarazione d’amore per la mia squadra, i tifosi, la città: ‘Squarcia il cielo un raggio viola! Trema tutto, tremo ancora!’".
Cosa c’è nel prossimo futuro di Andreaggi?
"Il doppiaggio. Poi a novembre uscirà il mio quinto libro, ‘Le canzoni di Firenze’, una raccolta dei brani scritti qui, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, con descrizioni e curiosità. Ad aprile dell’anno prossimo sarò sul palco del Teatro Lumière per ‘Trappola mortale’ per la regia di Riccardo Giannini".