
I fedeli in piazza Duomo durante l’ostensione e l’applauso finale a chiusura del rito
Prato, 9 settembre 2025 – “L’origine profonda, ultima delle tante fatiche e crisi, è spirituale. Pretendiamo di costruire senza Dio, a volte inconsapevolmente, altre esplicitamente nel rifiuto della sua volontà. Ciò si verifica anche quando non si coltivano più ideali, ma interessi e nel nostro agire siamo mossi dal tornaconto personale, dall’egoismo che calpesta l’altro e non tiene in nessuna considerazione il bene della comunità degli uomini”. Tutta Prato con gli occhi alzati al pulpito di Donatello per ascoltare parole di speranza dal pastore della Chiesa in occasione della festa che celebra l’identità di Prato. Le parole del vescovo Giovanni Nerbini, al termine dell’ostensione del Sacro Cingolo, non si sono fatte attendere e sono risuonate in una piazza Duomo che come mai attendeva una riflessione per una città schiacciata da mesi di difficoltà. “Non sono solito intervenire, lo faccio sollecitato dalle particolari circostanze”, ha detto il presule che per una meditazione su un settembre diverso dai passati ha preso spunto dal vangelo di Luca: “Troviamo un brano paradigmatico di questo nostro tempo, della nostra vita privata e pubblica, dei sistemi sociali, economici e politici nazionali ed internazionali” e riguarda l’incontro sul lago di Tiberiade tra Gesù e Pietro. “Dopo aver utilizzato la sua barca per parlare alle folle, lo invita a gettare le reti per la pesca. E Pietro perplesso confessa l’amara verità: ’Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!…’ Chi di noi non si è fatto cogliere dallo scoramento constatando le tante conclamate situazioni di difficoltà e di crisi? Chi non si è chiesto il perché di tante fatiche e regressioni che quotidianamente registriamo in tanti ambiti del vivere?”, si chiede il vescovo. Nerbini indica che la svolta decisiva arriva dal Vangelo: “Come nella storia di Israele antico abbiamo raccolto e accumulato disastri.

Ma il testo del Vangelo continua con una svolta decisamente positiva: ’Ma, sulla tua Parola – aggiunge Pietro – getterò le reti’. La chiave per rivolgere in bene quanto era segnato dal fallimento è racchiusa in questa semplice dichiarazione di intenti”. Il vescovo fa volgere lo sguardo al comportamento di Maria che “per tutta la vita altro non ha fatto che seguire la volontà del Signore anche quando ciò poteva apparire fuori dell’umana ragionevolezza, come sotto la croce, consapevole che chi fa tutto chi realmente costruisce è Dio”. L’invito di Nerbini è di ripartire “dalla lode di Maria a Dio al posto delle nostre inutili lamentazioni col proposito di vivere la stessa consegna che Maria visse fin dai suoi primi anni”. Il vescovo durante la diretta di TvPrato ha rilanciato l’importanza “di ritrovare fiducia negli ideali anche nel partecipare alla vita pubblica”. Ha ringraziato anche il ministro Antonio Tajani per la lettera inviata e sulle esigenze della città ha ribadito “che non siamo mai stati alla finestra a guardare, si è sempre cercato di portare il contributo, cercando di trovare la strada per costruire insieme”.
La giornata dell’identità pratese, unita nei riti religiosi, civili e della tradizione, si è aperta, con le celebrazioni mattutine in cattedrale. Il messaggio è “di affrontare in modo costruttivo e unitario il presente e il futuro della città” nel segno di Maria, di cui Prato vanta da secoli il Sacro Cingolo. Al termine del solenne pontificale come da tradizione il Comune ha donato alla Diocesi i ceri per illuminare la cappella del Sacro Cingolo. A presiedere il pontificale in Duomo è stato Giovanni Roncari, vescovo emerito di Grosseto e Pitigliano. Nell’omelia, monsignor Roncari ha parlato della necessità di coltivare speranza e non illusione, in un tempo come quello di oggi segnato da guerra e violenze, invitando a distinguere tra speranza e illusione, dove quest’ultima è “desiderare il bene, ma non assumere la fatica della ricerca e della costruzione”, mentre la speranza deve essere fondata “sulla persona e sulla parola di Cristo”. Un pensiero sulla “diffusa violenza nei nostri rapporti anche quotidiani”, segnati da “una esasperata autoreferenzialità e individualismo”. La messa solenne è stata concelebrata dal clero diocesano. Nelle prime file della Cattedrale erano presenti le autorità cittadine e i rappresentanti dei Comuni del territorio diocesano. Tanti i pratesi presenti alla funzione. Per monsignor Roncari “non dobbiamo rassegnarci, ma credere che essere miti e pacifici è una vera opera di giustizia e speranza. E per questo collaborare con tutti gli uomini e donne di buona volontà”. Poi il vescovo ospite ha mostrato la Sacra Cintola ai fedeli, in particolare ai disabili accompagnati dall’Unitalsi. Nei giorni scorsi in cattedrale si sono svolti i pellegrinaggi alla Sacra Cintola, di solito visibile il giorno della Natività di Maria e quello della vigilia, ma esposta fin dal primo settembre per l’anno giubilare.