
L’appuntamento, amato dai cittadini di ogni età, è legato al Settembre e alla sua originaria collocazione in piazza Mercatale. Le foto d’epoca. Già nel 1500 Machiavelli la fa citare da un personaggio della Mandragola.
Fu la regina delle feste popolari in Toscana – "E non si fece mai fiera a Prato ch’io non v’andassi" dice un personaggio della Mandragola di Machiavelli – già dal 1500. E’ lì che nasce la Fiera, la più importante di tutta la Toscana, che vedrà la sua sede più significativa e rammentata dai pratesi in piazza Mercatale, dal 1938 agli anni ’50, dove si respira ancor oggi, nonostante l’ingorgo di macchine, un che di smisurato e domestico che può raccontare tante storie di sè: i mercati, le processioni, gli ottovolanti, i ramai al lavoro, le macchinine a rincozzo come si chiamavano allora, le montagne russe, i cantastorie, gli estemporanei, i declamatori che non lavoravano se prima non s’erano riconciliati con Bacco, il centro delle conversazioni e dei dibattiti, in cui Prato si riconosceva regina di un hinterland che aspirava a diventare provincia.
Era la poesia di quei tempi, che aveva l’epicentro nell’8 settembre, il giorno in cui si celebrava una Madonna tutta pratese detta appunto della Fiera, quando la città si fermava ed anche le galline, secondo una pietosa bugia dei nostri contadini, si riposavano e non facevano uova. C’erano detti che animavano questa kermesse: chi guadagna non lascia la fiera neanche se piove; presto alla fiera e tardi alla guerra; vendi in casa e compra in fiera, improntati tutti al compro baratto e vendo del pratese. L’urbanesimo ha introdotto macchine in serie in un salotto fra i più accoglienti della Toscana. Da una plaga sterrata si è passati a lastricare il tutto, alberando il lato occidentale con un tocco anacronistico, di discutibile gusto, ma se appena ti metti a osservare quel plebeo apparente disordine, scopri ancora nella piazza emblematica la caratteristica fondamentale di Prato, una città senza retorica, che nell’armonia dell’arte costruisce il suo quotidiano senza farti mancare nulla, dal ristorante accogliente al sesso a costo minimo con l’entraineuse a cielo aperto che ti occhieggia “bel giovane” anche se hai più anni del paleo.
Piazza Mercatale, la piazza della fiera, resta una fra le più estese d’Europa in un incanto bizzarro di case, negozi, bar e pub connessi a edifici ottocenteschi, dove artigiani e ramai avevano le loro botteghe fra i loggiati e i portici, in una bellezza struggente di spazi ampi, larghi e solenni come il cuore di Prato. L’esigenza di parcheggi e la vicinanza di caselli autostradali hanno traferito l’intera compagnia delle giostre in viale Marconi dove la funzionalità ha seppellito l’arte, prefigurando una piazza Mercatale senza macchine tutta da godere come è nei programmi di tutti i politici in vista delle elezioni, ma fra il dire e il silenzio c’è di mezzo il Bisenzio.
Roberto Baldi