
Lo scandalo sul web del sito sessista che ha visto tra le vittime la sindaca di Firenze sbarca a Prato con un nuovo filone di indagine
Un altro filone dell’inchiesta intorno al portale Phica.eu e sull’utilizzo non autorizzato di immagini di donne, anche famose, finite proprio su quella piattaforma, prende origine dalla procura di Prato, diretta dal procuratore capo Luca Tescaroli, come riporta il Corriere della Sera di domenica 7 settembre. In particolare al vaglio della procura c’è la posizione di Vittorio Vitiello, 45 anni, fiorentino nato a Pompei, passata da testimone come persona informata sui fatti ad iscritto nel registro degli indagati. Un cambio di posizione nell’ambito dell’inchiesta che sarebbe maturato dopo una serie di verifiche e approfondimenti eseguiti su ordine del procuratore Tescaroli partendo dagli atti ricevuti per competenza dai pm di Firenze (probabilmente qualche denuncia pratese).
Pare che dietro al portale in cui sono confluite foto di donne, esponenti politiche, come la sindaca di Firenze Sara Funaro e non solo, sottratte dai social senza alcun consenso dalle dirette interessate, ci possa essere proprio il 45enne. Il nome di Vitiello era apparso già 6 anni fa quando a seguito di una serie di denunce era stata avviata una inchiesta sul sito nel 2019: in quel caso tre persone erano state portate alla sbarra degli imputati con l’accusa di trattamento illecito dei dati personali. In quel caso, Vitiello venne ascoltato dalla polizia postale come testimone e dette una mano collaborando con gli inquirenti per arrivare all’identificazione degli utenti. Adesso, lo stesso dovrà presentarsi in procura di Prato per essere interrogato a fine del mese. Secondo le prime indiscrezioni, Vitiello dopo il 2019 avrebbe implementato il business del sito.
Su di lui, come presunto gestore del portale, si concentrano le indagini: a condurre a lui è stata tra l’altro la denuncia della sindaca fiorentina Funaro, finita sua malgrado nell’elenco dei personaggi femminili pubblici sottoposti ad attacchi sessisti ed insulti. Stavolta il fascicolo aperto dalla procura pratese intende fare luce sul giro di denaro capace di produrre il sito che, secondo quanto emerge, avrebbe in Vitiello il gestore unico anche se in alcuni messaggi nella chat interna al sito indirizzava gli utenti ad alcune avvocatesse in realtà non iscritte ad alcun albo.
In occasione della prima indagine Vitiello avrebbe spiegato di guadagnare dalle inserzioni a pagamento e dai banner pubblicitari: però sarebbe stato messo a punto un sistema più articolato da far pensare ad una specie di estorsione ai danni di chi chiedeva di essere cancellato dalla piattaforma web. Un’inchiesta che si allarga in Italia, tanto che su delega della procura di Roma, a Genova la polizia postale ha dato il via a verifiche su Vitiello e sulla sua società.