
Le perquisizioni delle scorse settimane al carcere della Dogaia a Prato hanno svelato un sistema che la procura ha definito «fuori controllo»
Prato, 23 luglio 2025 – Si è chiusa a Prato la prima tranche di indagini relativa all’introduzione di cellulari all’interno del carcere della Dogaia, situazione aggravata dal traffico e consumo di stupefacenti e da quello che è stato definito “un pervasivo tasso di illegalità”. Secondo quanto riportato dalla Procura sono 33 in tutto gli indagati, tutti tra i detenuti, con 41 apparecchi tra cellulari, microcellulari e smartwatch oltre a due schede telefoniche introdotti e usati nei reparti di alta e media sicurezza da reclusi italiani, albanesi, macedoni, georgiani e filippini.
Agli indagati vengono contestati anche due episodi di introduzione di cocaina e hashish, rinvenuti in un caso in contenitori di sugo di carne, nell'altro nella camera di sicurezza. Anche nella giornata di ieri, 22 luglio, sono stati trovati in un pacco di abiti destinato a un recluso altri 5 grammi di hashish, 40 invece erano stati scoperti in un frigo sabato scorso e il 17 luglio altri 5 in una cella.
E’ stato notificato anche l’atto di conclusione indagini per la rivolta avvenuta il 5 luglio scorso nel carcere pratese: gli indagati sono altrettanti detenuti di nazionalità albanese, marocchina, italiana e polacca. Ai disordini, si ricorda in una nota, "risulta aver preso parte anche il detenuto romeno" trovato morto il 18 luglio nella camera di sicurezza dove era in isolamento. Un decesso sospetto, per il quale la procura avrebbe escluso l'ipotesi di suicidio, disponendo esami. La morte, si spiega nella nota diffusa oggi, è avvenuta "per arresto cardiaco come risulta dall'autopsia" ma sono ancora in corso accertamenti tossicologici per capire le cause.