MARISTELLA CARBONIN
Cronaca

"Stupri e torture tra detenuti"

Orrore nel penitenziario di Prato. La procura: "Fatti agghiaccianti". .

Le perquisizioni delle scorse settimane al carcere della Dogaia a Prato hanno svelato un sistema che la procura ha definito «fuori controllo»

Le perquisizioni delle scorse settimane al carcere della Dogaia a Prato hanno svelato un sistema che la procura ha definito «fuori controllo»

Stupri e torture tra detenuti. Episodi datati ma che gli inquirenti riportano oggi definendoli "agghiaccianti". L’inchiesta della procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, non racconta solo un carcere groviera – dove cellulari, sim, router riescono ad arrivare ai detenuti anche del reparto Alta Sicurezza, dove scontano la pena anche i mafiosi – ma dipinge l’inferno. Più la lente della procura si stringe sul carcere di Prato, più il quadro che emerge è da brividi.

Nel settembre 2023 un 32enne brasiliano (indagato per violenza sessuale aggravata) avrebbe violentato a più riprese il compagno di cella, pachistano, sotto la minaccia di un rasoio. Nel 2020 due detenuti di 36 e 47 anni (imputati in un processo ora in corso) avrebbero torturato e stuprato per giorni un recluso tossicodipendente e omosessuale alla sua prima esperienza carceraria. La vittima è stata costretta a vivere un incubo, seviziato con mazze, pentole bollenti, pugni e colpi in testa, costretto a subire rapporti sessuali ripetuti. Episodi, spiega in una nota la procura pratese, che "i sistemi di controllo non riescono ad arginare" e che rendono "insicura e non dignitosa la vita dei detenuti". "La situazione della Dogaia è fuori controllo, caratterizzata da un pervasivo tasso di illegalità – è l’analisi della procura – in un contesto di mancanza di controlli e di comportamenti collusivi di esponenti della polizia penitenziaria".

Ieri il carcere è stato oggetto di una perquisizione durata 7 ore: il secondo importante blitz in dieci giorni. Hanno agito polizia, carabinieri, guardia di finanza, e nucleo investigativo della penitenziaria. Sono stati trovati e sequestrati una lama affilata, tre cacciaviti, caricabatterie, cuffie, un telefono cellulare. I numeri dell’indagine iniziata nell’estate del 2024 sono impressionanti e danno le dimensioni di un carcere che è un “porto franco“: nell’ultimo anno sono stati sequestrati 41 cellulari, tre schede sim e un router. Il collegamento tra il mondo di fuori e quello di dentro, alla Dogaia, sta nel palmo di una mano. I telefoni, è la sintesi della procura, entrano con "la libertà di movimento dei detenuti in permesso e la compiacenza di alcuni agenti della polizia penitenziaria". E non entrano solo cellulari, ma anche droga, nascosta nei nascondigli più disparati.

C’è un video, un ‘live’, che parla da solo: è girato direttamente dalla cella del reparto di Alta sicurezza, quello dove a “soggiorno forzato“ ci sono anche i mafiosi. Accento napoletano, scambi di battute con i propri follower che gli inviano messaggi a raffica e una pioggia di cuori. Il ‘detenuto-influencer’ dialoga e scherza online. Solo qualche giorno fa sempre Tescaroli faceva presente che si sono verificate ben cinque evasioni dal novembre 2024 al primo luglio di quest’anno.

Ora la procura ha aperto un fascicolo anche sulle ultime rivolte avvenute: quella del 4 giugno, con protagonisti cinque detenuti ristretti nella quinta sezione del reparto Media Sicurezza. Armati di un ‘arsenale artigianale’ che andava da suppellettili a bombolette del gas, hanno minacciato di morte il personale di Polizia Penitenziaria intervenuto. "Stasera non rientriamo perché vogliamo fare la guerra": l’urlo di rivolta dentro le mura della Dogaia. Il 5 luglio, è andata in scena un’altra violenta rivolta, sedata grazie all’intervento degli agenti penitenziari antisommossa. La procura pratese ha avviato un procedimento per i delitti di rivolta, di resistenza a pubblico ufficiale, di lesioni, di danneggiamento.