
Boom di iscritti a Unipi per il semestre filtro di Medicina all’Università di Pisa, che ieri ha accolto ben 1873 studenti al Polo San Rossore
di Mario Ferrari
Boom di iscrizioni per il semestre filtro di Medicina all’Università di Pisa, che ieri ha accolto ben 1873 studenti al Polo San Rossore per la prima giornata di lezione. Un numero che rispetto allo scorso anno accademico (gli studenti erano 1287) ha visto una crescita di circa il 26%: dato molto superiore rispetto alla media nazionale di iscritti a medicina, che secondo i dati del Ministero dell’Università e della Ricerca è passata da 64.006 a 54.313, una riduzione del 15%. Unipi ha a disposizione 369 posti per Medicina, 69 per Veterinaria e 30 per Odontoiatria. "Siamo molto soddisfatti della scelta degli studenti verso il nostro ateneo - ha commentato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi -. Abbiamo fatto i salti mortali per permettere a 1217 giovani di seguire in presenza e faremo il possibile per garantire la migliore preparazione agli esami e il pieno riconoscimento dei crediti formativi. Tuttavia non nascondo una serie di perplessità che rendono questa riforma insufficiente".
Quali?
"Intanto non viene considerato nelle valutazionI l’aspetto umano ed empatico dei futuri medici, preferendo nozioni di biologia, chimica e fisica. Poi che, sostanzialmente, viene posticipato il test d’ingresso di qualche mese sempre come domande a risposta multipla".
Cosa succederà dopo?
"Provocatoriamente mi verrebbe da dire che vorrei saperlo anche io. Ricordo però che la riforma è nata per sopperire alla mancanza di medici e tra 10 anni, quando gli studenti presenti qui oggi avranno terminato studi e specializzazione, l’emergenza sarà rientrata".
A chi giova allora la riforma? "Andrebbe chiesto al ministro. Hanno recepito una generale insoddisfazione per la procedura di selezione di medicina, ma si è scelta la soluzione più semplice e meno efficace. L’unica selezione efficace è quella che ci fa conoscere gli studenti e valorizzare l’aspetto empatico, fondamentale per un medico".
Secondo lei come mai non viene fatto?
"La questione è politica: soltanto gli atenei locali possono giudicare le caratteristiche umane dei loro studenti che vogliono diventare medici e tutta la classe politica non è interessata a responsabilizzare a tal punto le università, anche se avviene in quasi tutta Europa. Purtroppo questo sistema però genera medici ‘sbagliati’".
In che senso?
"Che formiamo professionisti tecnicamente eccellenti, ma di gran lunga inferiori rispetto ai predecessori per la capacità di rapportarsi e comunicare con pazienti e famiglie. E questo è grave perché il medico, fin dall’antichità, nasce per favorire le relazioni umane soprattutto nei momenti difficili. Stiamo perdendo la caratteristica principale della nostra professione, travisando il Giuramento di Ippocrate per rendere i medici dei bravi tecnici".