REDAZIONE PISA

Viaggio nel paese del dono: "Accoglienza e sostegno anche con la vicinanza"

Le storie di Mara, Alessandra e Stefano della Croce Rossa di Pisa "Ricordo ancora quella donna in codice rosa, sentii bene il suo dolore".

Le storie di Mara, Alessandra e Stefano della Croce Rossa di Pisa "Ricordo ancora quella donna in codice rosa, sentii bene il suo dolore".

Le storie di Mara, Alessandra e Stefano della Croce Rossa di Pisa "Ricordo ancora quella donna in codice rosa, sentii bene il suo dolore".

di Antonia Casini

I servizi che ti cambiano, la voglia di aiutare che ti fa percorrere chilometri, l’impegno che non passa neppure in estate. Conosciamo altri volontari, stavolta della Croce Rossa di Pisa. "Mara Petronela Ciolan, 24 anni, quando ha cominciato a fare volontariato in Croce Rossa a Pisa, percorreva 40 km perché non abitava in città. "Volevo dare un aiuto concreto nel sociale. Ciò che ti danno le persone è bellissimo". Come quella volta in cui Mara ha affrontato un "codice rosa", un caso di violenza verso una "donna che aveva molti sogni. Mi ci è voluto tempo per riprendermi. Ho percepito tutto il suo dolore. Ho cercato di starle accanto come soccorritrice e come donna. Lei non era abituata. Mara quando ha cominciato a fare servizio in Cri doveva stare 40 minuti di auto per raggiungere la sede". Nei mesi estivi "Non ci sono differenze nei soccorsi e nella nostra disponibilità", dice Mara che studia Scienze del servizio sociale, mentre svolge il servizio civile e continua la sua attività di volontaria che è iniziata già quando era minorenne, "prima del lockdown, nella Pubblica assistenza di Siena".

Il suo viaggio è partito 27 anni fa. All’epoca Stefano Calleri viveva in Piemonte. "Mia mamma è morta all’età di 56 anni – ci racconta – le avevo promesso che avrei dedicato il mio tempo libero a coloro che hanno bisogno. Sono stato un sottufficiale dell’esercito. Poi sono andato in pensione e ho continuato il mio servizio a Pisa, mia moglie è di qui". Dalla sua esperienza spiega com’è cambiato il mondo del volontariato. "In particolare, è diverso l’approccio che hanno i giovani, prima non c’era internet ed erano più attivi e appassionati, ora navigano (in ogni senso) in mondi differenti. Adesso ci sono 7mila interessi perché la tecnologia offre tante strade. Talvolta troppe e si sono un po’ persi. Siamo spesso in carenza di personale come accade anche in altri rami del terzo settore. Ma chi è già dentro lo fa con il cuore". "Croce Rossa - prosegue – non è solo 118, ma anche socio-sanitario. Un settore molto importante, bello e gratificante. Indimenticabile l’accoglienza alle persone di origine ucraina che ho provato a Pisa per 9 mesi ho gestito questo aspetto: abbiamo ospitato 89 rifugiati, malati oncologici, bambini. Per non parlare degli aiuti in caso di terremoti".

Alessandra Venturi, 59 anni, coordina tutti i volontari: "Nel 2016 sono arrivata dalla precedente esperienza degli Agesci. Nella vita ho svolto più lavori tecnici, ingegneristici. Un amico ha fatto da tramite e mi sono buttata nella Cri". Il suo ruolo? Far funzionare questo ramo. "Patenti, divise, ma anche sostegno umano non solo servizi. Mi contattano per problemi personali, lavorando insieme, abbiamo un rapporto stretto. Di fiducia. Siamo una comunità. Anche durante i corsi di formazione curiamo l’aspetto umano. Parlare con i parenti è fondamentale. Ricordo a un concerto un’anziana che andò giù di colpo, noi andammo a comunicarlo alla figlia. Fu triste ma necessario".