"Definire ‘controproducente e da contrastare con forza’ la scelta di mantenere lo stadio all’Arena Garibaldi a Porta a Lucca, appare anacronistica, ideologica e, soprattutto, scollegata dalla realtà dei fatti e dall’interesse generale della città". Parola di Giovanni Pasqualino, capogruppo della Lega, in consiglio comunale, che replica al Psi, contrario alla scelta di mantenere lo stadio dov’è adesso. Secondo il Carroccio, infatti, "la promozione del Pisa in Serie A rappresenta un’opportunità storica non solo per lo sport ma per l’intera comunità e parlare ancora oggi di ‘spostamento in periferia’, come se fossimo nel 1998, è una dimostrazione palese di quanto certi ambienti politici non abbiano compreso né l’evoluzione urbana né la nuova normativa nazionale, come la Legge Stadi, che finalmente consente di intervenire concretamente per la riqualificazione degli impianti esistenti".
Insomma, osserva Pasqualino, "non si tratta di ‘vane promesse’, come sostiene il Psi, ma di un percorso già in atto: il progetto originario è stato superato, come ha giustamente ricordato il sindaco Michele Conti, e i soggetti oggi coinvolti sono nuovi, seri e determinati; il valore dell’Arena è già stato determinato da un advisor, primo passo concreto per la sua cessione e riqualificazione e l’amministrazione ha recepito la volontà del Pisa Sporting Club di riqualificare in loco lo stadio: tutto questo è stato integrato in tutti gli strumenti urbanistici approvati dal 2023 a oggi".
Ecco perché, secondo il consigliere comunale leghista, "chi oggi auspica un ritorno al passato e parla di ‘carico insostenibile’ ignora completamente sia la trasformazione già avvenuta nel quartiere Porta a Lucca, sia i benefici (economici, turistici e sociali) che una moderna Arena Garibaldi può portare, se integrata nel tessuto urbano con progettualità e visione". "Non esiste - conclude Pasqualino - alcuna incompatibilità tra la vocazione residenziale di un quartiere e una struttura sportiva moderna, efficiente e sostenibile. La vera incompatibilità è tra chi guarda al futuro e chi, invece, si rifugia in schemi urbanistici vecchi di trent’anni".