Luci, arte e musica? Nel giorno forse più iconico dell’anno per la città, quello della "Luminara di San Ranieri", il Teatro Verdi ha acceso i riflettori sulla nuova stagione lirica, scegliendo un momento di forte identità e suggestione per annunciare il cartellone. Al centro, una parola: ambizione. Da un lato, infatti, il desiderio del teatro di affermarsi nel panorama nazionale; dall’altro, lo slancio verso nuove forme di produzione artistica. E un segno forte arriva già dall’immagine-simbolo della stagione: "Manifesto", del writer e pittore Francesco Barbieri, artista pisano celebrato a livello internazionale, preludio visivo a una stagione che fonde tradizione e innovazione. Il Presidente della Fondazione, Diego Fiorini, ha parlato di una fase di rinascita per il Verdi: "Desidero che il teatro diventi luogo di incontro, riflessione culturale e bellezza, della quale tutti abbiamo estremo bisogno, ma anche un luogo formativo, una vera ‘scuola dei mestieri’ dell’arte dello spettacolo". In cartellone, quindi, sei titoli d’opera: tre grandi classici, due capolavori del Novecento e una prima esecuzione assoluta.
Altrettanti i nuovi allestimenti, ventidue i teatri coinvolti, cinque complessi strumentali e tre compagnie di danza, per un progetto che unisce giovani talenti e professionisti affermati. Ad aprire la stagione, a ottobre, sarà il "Macbeth" verdiano, con la regia di Fabio Ceresa e Giuseppe Finzi sul podio dell’ Ort. In scena, Franco Vassallo e Vittoria Yeo. A novembre, spazio a un dittico tra ironia e sperimentazione: "Le Bal Masqué" di Poulenc – con il corpo di ballo del Teatro Verdi – sarà accostato a "La Torre", opera contemporanea di Marco Bargagna e Vincenzo De Vivo, su soggetto di Marco Malvaldi, a incuriosire il pubblico in una prima esecuzione assoluta. Tra i titoli più attesi, "Carmen", nel 150esimo dalla prima assoluta.
Sul podio Beatrice Venezi, con la regia di Filippo Tonon, nel cast Laura Verrecchia e Devid Cecconi, con la partecipazione del corpo di ballo del teatro. Segue a febbraio l’appuntamento più visionario: "The Turn of the Screw" di Britten, con la regia del grande Davide Livermore, affiancato da Giancarlo Judica Cordiglia, per un’opera sospesa tra mistero e tensione. Sul podio, Francesco Ciluffo. Sul senso della stagione si è espresso ieri anche l’assessore alla cultura Filippo Bedini: "Il Teatro è uno dei cuori culturali della città. Investire nella lirica, nella formazione e nell’innovazione, come fa questa stagione, significa guardare avanti, restando radicati nella propria storia".
Un pensiero condiviso da Marco Tutino, direttore artistico e compositore, che ha aggiunto: "Abbiamo voluto puntare su qualità e valore: ad esempio, le selezioni per gli interpreti sono avvenute qui, in teatro, non tramite agenzie. Si tratta di un gesto forte, che dà spazio alla competenza e alla passione". Infine a marzo, "L’Elisir d’amore", con la regia di Andrea Chiodi e la direzione di Massimiliano Caldi chiuderà la stagione sfavillante, colta e popolare.
Maria Cristina Capaccioli