
Il sovrapprezzo del 15% e la svalutazione del dollaro scoraggiano la classe media che rinuncia a viaggiare. Il caso della tenuta di Montefioralle. Il titolare: "I turisti stanno molto più attenti, speriamo nel Natale".
Sono passati appena dieci giorni dall’entrata in vigore dei dazi Usa al 15% e già a Firenze si avvertono i primi contraccolpi. La provincia, che ogni anno esporta all’estero merci per circa 25 miliardi di euro, ha negli Stati Uniti il suo principale mercato extra Ue.
Tra i primi a rendersi conto, calcolatrice alla mano, dei cambiamenti in atto c’è Paolo Baldini (foto), titolare della Tenuta Altiero a Montefioralle. Un vigneto incastonato come una cartolina tra le colline del Chianti Classico, ma con il pensiero, adesso, rivolto soprattutto oltreoceano a caua della preoccupazione per il calo dei turisti americani, da sempre i clienti più fedeli per le degustazioni e gli acquisti in cantina.
"Da quando il dollaro si è svalutato e sono stati applicati i dazi, la presenza degli americani è crollata – spiega Baldini –. Prima erano il 40-50% dei nostri visitatori, ora rappresentano appena il 20%. Agosto è la loro bassa stagione, è vero, ma temo che i nodi verranno al pettine tra settembre e novembre, quando solitamente viaggiano di più". L’azienda di Baldini è nata all’inizio del Duemila dai terreni di famiglia, nel borgo di Montefioralle. Nel 2001 il primo passo con il padre Maurizio, poi nel 2005 Paolo ha preso le redini della cantina, intitolata al nonno Altiero, figura di riferimento in agricoltura e viticoltura.
"Gli americani non solo sono meno – prosegue ancora Baldini – ma ora fanno bene i conti. Prima acquistavano senza pensarci troppo, adesso, calcolatrice alla mano, stanno molto più attenti ai prezzi. I dazi al 15% li abbiamo assorbiti noi, per andare incontro ai clienti, ma con il dollaro debole per loro c’è un altro 15% di perdita. Per questo siamo particolarmente preoccupati. Di fatto, per loro, è un rincaro del 30%. I clienti facoltosi non se ne accorgono, ma il ceto medio sì, e smette di comprare". Le disdette nelle visite si moltiplicano, sono molte di più degli anni scorsi, mentre gli europei sembrano muoversi di più: "Non so se sia solidarietà o semplice curiosità – aggiunge – ma quest’anno ne vediamo molti più del solito. Per noi, che facciamo solo degustazioni e non ospitalità, il mercato americano resta però decisivo". La speranza, adesso, è nel periodo natalizio: "Chi ha acquistato a primavera lo ricontatteremo tra ottobre e novembre. Solo allora capiremo se i dazi e il cambio sfavorevole avranno lasciato un segno duraturo".
Il settore del vino è particolarmente esposto e rischia una contrazione della domanda stimata tra il 10 e il 20%. Non solo, le ripercussioni dei dazi Usa non riguardano soltanto il fatturato, ma anche l’occupazione. In tutta la Toscana sono stimati fino a 9mila posti di lavoro a rischio e la città metropolitana di Firenze, insieme ad Arezzo e Siena, è tra i territori messi peggio. Nel capoluogo e nel suo hinterland si teme che possano essere messi in discussione da 2mila a 3mila posti, soprattutto nelle piccole e medie imprese artigiane e familiari.
Monica Pieraccini