MONICA PIERACCINI
Cronaca

La confusione dei dazi Usa: "Le tasse sono un mistero. Salasso sull’alluminio"

Il caso simbolo di un piccolo artigiano che produce macinapepe di qualità "Assurda la tariffa al 50% sul dieci per cento del prodotto. Troppa incertezza".

Simone Cappelli, amministratore della Chiarugi 1952, piccola impresa artigiana fiorentina specializzata nella produzione di macinini

Simone Cappelli, amministratore della Chiarugi 1952, piccola impresa artigiana fiorentina specializzata nella produzione di macinini

Spedire un macinapepe in legno, metallo e ottone verso gli Stati Uniti può sembrare una formalità. E invece, da quando sono entrati in vigore i nuovi dazi statunitensi del 15% su una serie di prodotti italiani ed europei, è diventato un rompicapo. A spiegarlo situazione è Simone Cappelli, amministratore della Chiarugi 1952, piccola impresa artigiana fiorentina specializzata nella produzione di macinini, in particolare macina pepe, macina sale e macina erbe o spezie. "Nessuno ha capito davvero come si devono applicare questi dazi. Gli operatori doganali americani sono in confusione, chiedono chiarimenti su ogni dettaglio della fattura, anche i minimi. Prima i miei prodotti arrivavano in tre giorni, ora rimangono fermi in dogana anche venti". La presenza, anche in piccola parte, di componenti in alluminio, può fare la differenza. "Uso un’asta interna in alluminio, che vale forse il 10% dell’oggetto. Ma basta indicarlo in fattura e mi viene applicato il dazio massimo, il 50%, come se fosse un macchinario industriale. È un’assurdità".

Nonostante questo, nessuno ha disdetto ordini o chiesto sconti. "I miei clienti americani, quali ristoranti stellati, negozi di design, e-commerce di fascia alta – sottolinea Cappelli – continuano a ordinare. Mi dicono che un prodotto così, artigianale e personalizzato, non si trova negli Usa. E se lo vogliono, lo pagano. Alla fine sarà il cliente finale americano a sostenere gli aumenti. Ad oggi, nessuno mi ha chiesto di ridurre i prezzi dei miei prodotti", sottolinea Cappelli.

Fino a poco tempo fa, l’azienda riusciva a offrire un servizio chiavi in mano. "Calcolavo io i dazi e li includevo in fattura, così il cliente riceveva il prodotto già sdoganato. Oggi non è più possibile: nessuno sa quanto verrà tassato un articolo finché non arriva in dogana. È tutto troppo incerto". Cappelli segnala che neppure i grandi corrieri internazionali riescono a dare certezze. "Non sono in grado di dirti con precisione che dazio pagherai. Le tariffe cambiano, i codici doganali sono interpretabili e i materiali misti come i miei creano ulteriore confusione. Anche un piccolo errore descrittivo può far scattare dazi esorbitanti". Adesso l’azienda è ferma per le ferie estive, ma gli ordini continuano ad arrivare e verranno evasi a settembre. "In realtà – conclude – è da allora che capiremo l’impatto reale di questa situazione".

Monica Pieraccini