ANGELA BALDI
Cronaca

Si sblocca il campo largo. Toscana, sì a Giani del M5s. Conte: "Ora vigileremo"

La consultazione online voluta dalla base pentastellata promuove l’accordo . E nella notte anche la direzione regionale dem incorona il governatore uscente.

La consultazione online voluta dalla base pentastellata promuove l’accordo . E nella notte anche la direzione regionale dem incorona il governatore uscente.

La consultazione online voluta dalla base pentastellata promuove l’accordo . E nella notte anche la direzione regionale dem incorona il governatore uscente.

e Francesco Ingardia

"Con emozione e responsabilità, accolgo la proposta del Pd di candidarmi a un secondo mandato come presidente della Regione Toscana". Per Eugenio Giani la direzione dem è filata liscia come l’olio: nominato per acclamazione. Sarà anche perché alle regionali d’ottobre gli iscritti al M5s hanno detto sì al campo largo e all’abbraccio al Pd, almeno nelle intenzioni.

Il risultato della consultazione online, non a caso aperta e chiusa in tempo per l’incoronazione del governatore uscente, non è stato proprio un plebiscito: 1.538 sì contro 1.030 no dei 2.568 votanti. Poco più della metà degli aventi diritto (5.202). Ma il percorso è tracciato, posto che la frattura dei gruppi territoriali toscani è appunto tutt’altro che ricucita. La "lacerazione e il dilaniamento" di cui ha parlato Giuseppe Conte restano. I militanti riottosi di Livorno, Massa e Carrara, Empolese Valdelsa pure. Chissà se i nostalgici dei primi “vaffa“ daranno seguito alla minaccia di autosospensione. Intanto, spiega l’ex premier, "la pronuncia degli iscritti ci dà ora un mandato chiaro per un confronto col candidato presidente per verificare con rigore che siano rispettate e messe nero su bianco le condizioni che la comunità territoriale ha ritenuto prioritarie".

Tradotto: il sì al campo largo non equivale a una luna di miele. Sarà un’impresa far recepire in blocco i 23 ’comandamenti’ a 5 stelle per l’accordo di coalizione. Non tanto al Pd schleiniano e ad Avs, quanto al polo di centro, un listone civico unico senza simboli a cinque gambe da Italia Viva ad Azione, +Europa, Socialisti e Repubblicani. Più che rinnovamento, i contiani chiedono discontinuità su grandi opere, infrastrutture e sanità. No alla nuova pista dell’aeroporto di Firenze (lo scoglio sulla carta più tosto), alla stazione Medio Etruria, alle Basi Nato in Toscana e alla Multiutility spoglia di società in house per la gestione dei servizi pubblici, a partire dall’acqua. I sì dei 5Stelle picconano contro una serie di "revisioni integrali", su tutte la riforma della governance della sanità accentrata con le tre maxi-Asl del 2015. Un bell’inghippo politico, fatta eccezione per il reddito di cittadinanza regionale e il salario minimo garantito (auguri dopo l’impugnazione di Palazzo Chigi della legge regionale toscana).

Il Pd e lo stesso Giani hanno già mostrato sensibili aperture, alcune forse più dettate da contingenza e input del Nazareno (campo largo costi quel che costi) che da reali convinzioni. Non è un caso infatti che la maggioranza dei dem toscani avrebbe fatto (e farebbe volentieri) a meno della ’fusione a freddo’ con i pentastellati, una stampella della quale, per l’apporto di voti in Toscana, il Pd sembra sulla carta non avere necessità visto il vantaggio abissale che i sondaggi registrano sul centrodestra che ancora non ha ufficializzato il candidato in pectore di FdI Alessandro Tomasi.

Giani prende intanto tatticamente altro tempo parlando della scelta dei 5 Stelle come di "un risultato importante che rende la regione protagonista della nuova stagione politica". Il responsabile organizzazione del Pd Igor Taruffi, fedelissimo di Elly gongola: "È la strada giusta per il futuro della Toscana e per dare all’Italia l’alternativa al governo della destra". Sia come sia la scelta digitale dei pentastellati toscani ha contribuito a rasserenare e non poco la direzione del Pd svoltasi ieri sera a Firenze, specie sul fronte degli schleiniani. Che in Toscana non esprimeranno però il candidato governatore, Giani è un riformista nell’animo. Anche se a questo giro toccherà giocoforza aprire il borsone delle concessioni. Su programma, composizione delle liste, della giunta, assessorati e deleghe, dove gli schleiniani batteranno cassa.